La verità è che le attuali strutture, a popolazione carceraria invariata, non consentono di adottare alcuna, seppur minima, misura di contenimento di quella che, come ha ricordato anche il Santo Padre, potrebbe diventare una calamità grave, con grave rischio anche per la polizia penitenziaria, che già solitamente svolge la propria funzione in condizioni difficili.
di Pina Picierno
È giusto che le misure di contenimento sanitario riguardino tutti i cittadini del nostro Paese, tutti, tranne i circa 60mila uomini e donne che compongono la popolazione carceraria? È accettabile la mancanza di una discussione razionale, considerato il drammatico e noto sovraffollamento, che in molti istituti arriva a punte del 90% di eccedenza della propria capacità di accoglienza e il fatto che una parte consistente della popolazione carceraria è costituita da individui vulnerabili dal punto di vista della salute: tossicodipendenti, immunodepressi, malati cronici e anziani? La mia risposta è un no deciso.
Il dibattito di queste ore si è però concentrato sul presunto rischio di portare ai domiciliari anche boss di rango e non solo detenuti comuni. Ma è davvero così? Attorno al caso della scarcerazione di Francesco Bonura, imprenditore mafioso, si è creata una polemica a mio parere artefatta per sviare l’attenzione su un problema molto serio, attraverso lo spauracchio dei mafiosi che rischiano di essere scarcerati grazie al Coronavirus. La realtà ovviamente è ben diversa come ha dimostrato il Tribunale di sorveglianza di Milano che chiarisce che “la concessione del differimento pena nella forma della detenzione domiciliari secondo la normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute e all'umanità della pena".
Era così prima ed è così con il Covid, con buona pace dei nostri Robespierre da tastiera. La verità è che le attuali strutture, a popolazione carceraria invariata, non consentono di adottare alcuna, seppur minima, misura di contenimento di quella che, come ha ricordato anche il Santo Padre, potrebbe diventare una calamità grave, con grave rischio anche per la polizia penitenziaria, che già solitamente svolge la propria funzione in condizioni difficili. L’invito ad adottare misure urgenti è stato pronunciato anche dalle Nazioni Unite con dettagliate linee guida che prevedono esplicitamente la riduzione della popolazione carceraria, implementando tutti i possibili strumenti di rilascio anticipato, provvisorio o temporaneo di autori di reato a basso rischio.
Le soluzioni quindi esistono, quello che manca è la volontà della politica che si dimostra ancora una volta debole e soccombente rispetto ad un’informazione dominata da ottuso "punitivismo". Anche quando il semplice buon senso e l'eccezionalità del presente, prima ancora di una sana cultura giuridica, dovrebbero suggerire rimedi ragionevoli, come già accaduto in diversi Paesi. Ma alla ragionevolezza, troppo spesso, si antepone il tifo. Purtroppo.