07
Mag

La Conferenza sul futuro dell’Europa

L’importante è che il comprensibile e necessario rinvio della “Conferenza” non faccia fare passi indietro rispetto a un’occasione unica per far sentire la nostra voce, riaccendere – in chi l’ha persa - la speranza nel progetto comunitario e dare attuazione alla volontà  di chi ancora sogna un’unione politica del vecchio continente.

di Giuliano Pisapia

Il Coronavirus ha evidenziato ancora una volta come l’Unione europea si trovi di fronte a un bivio: diventare una vera e propria unione politica o, al contrario, spegnersi piano piano distanziandosi sempre più dai suoi cittadini.

Dopo i segnali di disaffezione al progetto comunitario riscontrati in questi ultimi anni – in primis la Brexit -  era  emersa l’urgenza di avviare un confronto aperto e diretto con la cittadinanza per decidere sulla strada da percorrere.

Da queste considerazioni ha preso avvio l’idea di una Conferenza sul Futuro dell’Europa su cui si è impegnata, nel suo primo discorso al Parlamento europeo nel luglio 2019, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

La Conferenza, la cui durata  prevista è di  due anni,  si propone quale piattaforma volta a favorire un dialogo con la cittadinanza e le varie realtà territoriali per condividere proposte concrete finalizzate a rafforzare le istituzioni europee e a renderle più vicine ai cittadini. L’obiettivo era, ed è, quello di una ampia partecipazione, sia in un confronto diretto con i cittadine che con l’utilizzo della nuove tecnologie, per arrivare a proposte il più possibile condivise tese anche a migliorare i vari trattati europei.

Già lo scorso gennaio il Parlamento europeo aveva votato, a larghissima maggioranza, una risoluzione con diverse proposte dettagliate, chiedendo, tra l’altro, che venissero create due piazze - l’agorà dei giovani e quella dei cittadini – con lo scopo di  alimentare il dibattito dell’Assemblea plenaria della Conferenza, che sarà composta da parlamentari nazionali ed europei,  parti sociali,  organizzazioni della cittadinanza attiva e del volontariato,, oltre che  governi e  istituzioni europee.

La Conferenza avrebbe dovuto avviare i suoi lavori il  9 maggio, in occasione del 70esimo anniversario della dichiarazione Schuman che portò all’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la quale gettò le basi per il progetto di unità europea.

Purtroppo, il Coronavirus ha inevitabilmente rimandato l’avvio dei lavori  a data da destinarsi; le difficoltà a trovare una risposta comune per affrontare la sfida legata al Coronavirus ha reso ancora più evidente la necessità di un percorso “dal basso verso l’alto” che porti ad una vera riforma dell’UE, per renderla più democratica e capace di rispondere tempestivamente a tutte le necessità di intervento, comprese le emergenze.

L’importante è che il comprensibile e necessario rinvio della “Conferenza” non faccia fare passi indietro rispetto a un’occasione unica per far sentire la nostra voce, riaccendere – in chi l’ha persa - la speranza nel progetto comunitario e dare attuazione alla volontà  di chi ancora sogna un’unione politica del vecchio continente.

Dopo aver superato l’attuale emergenza e aver vinto la tremenda prova del Coronavirus, dovremo essere capaci di fare i passi avanti indispensabili per far diventare realtà l’Europa  che abbiamo sognato e che solo in parte è diventata realtà.