09
Feb

Attuazione della direttiva anti-tratta

La relazione esamina l’attuazione della direttiva 2011/36/EU, che stabilisce delle regole minime sulla definizione di alcune fattispecie di reato (e relative sanzioni) nell’ambito della tratta di esseri umani; si concentra in particolare su migranti e questione di genere. La relazione valuta il livello di trasposizione negli ordinamenti nazionali, l’attuazione concreta delle misure previste e quali sono stati gli aspetti positivi e le problematiche emerse sulla questione. Infine fornisce alcune raccomandazioni alla Commissione e agli Stati membri per promuovere ulteriormente l’attuazione della direttiva. Il termine di trasposizione era il 6 aprile 2013 e, come previsto dall’atto stesso, la Commissione ha presentato periodicamente (ogni due anni a partire dal 2016) dei report sullo stato di attuazione e sulla lotta alla tratta di esseri umani.

Si nota come molte vittime, così come i responsabili della tratta, rimangano spesso fuori dalle statistiche ufficiali, per cui i dati a nostra disposizione si devono ritenere incompleti. È necessario che gli Stati membri aumentino i loro sforzi per contrastare il fenomeno, con particolare attenzione per la questione della tratta di donne e ragazze sfruttate sessualmente. Si nota infatti che il 60% delle vittime subisce la tratta per fini di sfruttamento sessuale, e di queste il 90% è composto da donne, evidenziando la componente di genere di questo fenomeno. Un altro aspetto importante è quello del traffico di minori: un terzo dei richiedenti asilo arriva come minore. Sia donne che bambini sono soggetti a un particolare rischio di sfruttamento, subendo danni permanenti sia fisici che psicologici.

La relazione nota che gli Stati membri dovrebbero garantire assistenza legale gratuita, così come supporto psicologico e medico e assistenza nella ricerca di occupazione, a maggior ragione durante periodi di emergenza come l’attuale pandemia. Per aiutare le vittime di sfruttamento sessuale è necessario fornire da un lato programmi di uscita dallo sfruttamento e campagne di sensibilizzazione; dall’altro rendere illegale la fruizione dei servizi forniti dalle vittime per ridurne la domanda. Allo stesso tempo si deve impedire la punizione delle vittime di tratta; questo è formalmente presente in molti ordinamenti degli Stati membri, ma spesso nella pratica le vittime possono comunque subire sanzioni, fino alla reclusione in carcere. È quindi necessario chiarire l’interpretazione delle norme nazionali esistenti e formare personale specializzato che possa operare correttamente nei relativi procedimenti e processi. Infine, si deve aumentare la cooperazione interstatale, anche con l’aiuto delle agenzie UE competenti, per potere monitorare la corretta applicazione della direttiva e poter portare avanti al meglio sia le indagini che i procedimenti penali a carattere transfrontaliero.

La relazione è stata approvata con 673 voti favorevoli, 6 contrari e 18 astenuti.