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Apr

Prevenzione della diffusione di contenuti terroristici online

La proposta di regolamento è stata presentata nel 2018 e il Parlamento ha adottato la prima lettura nell'aprile 2019. Alla fine del 2020, dopo un anno e mezzo di negoziati, è stato raggiunto l'accordo al trilogo.

Il Regolamento mira a rafforzare le misure per individuare, identificare e rimuovere contenuti terroristici online, senza minare i diritti fondamentali, quali libertà di espressione e di informazione.

Il testo definisce il contenuto terroristico come materiali o informazioni che incitano, incoraggiano o promuovono la commissione di o il contributo a reati di terrorismo, forniscono istruzioni per la commissione di tali reati o promuovono la partecipazione ad attività di un gruppo terroristico. Le competenti autorità nazionali potranno emettere ordini di rimozione dei contenuti terroristici online, cui gli hosting service provider dovranno dare esecuzione entro 1 ora.

Il regolamento fissa una serie di doveri di diligenza a carico del provider quando questo agisce in applicazione del regolamento medesimo, soprattutto a tutela dei diritti fondamentali coinvolti. In particolare, i provider devono: conservare i contenuti rimossi per sei mesi a fini investigativi e per le procedure di revisione; esplicitare agli utenti la propria politica contro i contenuti terroristici e pubblicare relazioni annuali sulle azioni intraprese in materia; predisporre specifiche garanzie e rimedi per consentire agli utenti di contestare la rimozione dei propri contenuti.

Questi i punti su cui il Gruppo ha particolarmente insistito nel corso dei negoziati, inclusi nell'accordo: 1) quando, a seguito di un ordine di rimozione, l'hosting service provider presenta una richiesta di revisione, la decisione finale spetta all'autorità dello Stato membro in cui ha sede il provider; 2) è escluso l'obbligo per i provider di utilizzare strumenti o filtri automatici; 3) ci sono specifiche garanzie per i contenuti educativi, giornalistici, artistici o di ricerca; 4) è esclusa la possibilità di sanzionare i provider che, per oggettive ragioni tecniche e operative, non osservino la regola dell'ora.