Dopo oltre tre anni di negoziato, lo scorso giugno è stato trovato un accordo sui tre regolamenti (Piani Strategici, Orizzontale e Organizzazione comune dei mercati) che andranno a comporre la futura Pac e accompagneranno i nostri agricoltori fino al 2027. La futura Politica agricola comune entrerà in vigore il primo gennaio 2023, al termine del periodo transitorio previsto per gli anni 2021 e 2022. Da un punto di vista finanziario, la futura Pac rappresenta il 31,95% del budget totale dell’Unione per il periodo 2021-2027, con una dotazione di 386,6 miliardi di euro a supporto dei quasi 7 milioni di aziende agricole europee, di cui l’Italia beneficerà per quasi 40 miliardi di euro.
Si è partiti da una proposta vaga, che rischiava di portare alla ri-nazionalizzazione della politica: grazie al lavoro del Parlamento, la dimensione comune è stata salvaguardata, evitando distorsioni di concorrenza tra agricoltori di differenti Stati membri. È stato rimesso al centro il ruolo delle regioni, che continueranno ad essere un attore principale nella redazione dei piani strategici nazionali. È stato finalmente inserito il terzo pilastro della politica agricola: quello sociale. D'ora in poi la PAC non finanzierà più gli agricoltori che non rispettino i diritti dei propri dipendenti, ponendo fine alla concorrenza sleale verso la stragrande maggioranza degli imprenditori che invece si prende debitamente cura dei lavoratori.
Il tutto, senza indebolire gli obiettivi economici della politica agricola, con un 15% di aiuti diretti che verrà riservato al sostegno accoppiato alle produzioni più rappresentative del Made in Italy, dal pomodoro all'olivicoltura, il rafforzamento delle misure di gestione dei rischi ambientali o di mercato contro le perdite di produzione o di reddito.
Il settore agricolo sarà anche chiamato a un ulteriore sforzo ambientale, per sistemi produttivi sempre più sostenibili: per questo, gli eco-schemi premieranno con fino al 25% dei pagamenti diretti, che per l’Italia significa circa 900 milioni di euro annui, quegli agricoltori che metteranno in campo pratiche innovative e in grado proteggere i livelli unici di biodiversità che caratterizzano le aree rurali del nostro paese.
Sono stati raggiunti anche importanti risultati sul Regolamento sull’Organizzazione Comune dei Mercati, con le misure sull'etichettatura del vino - un importante traguardo per la trasparenza delle informazioni verso i consumatori -, il ripristino del fattore umano nell’identificazione e nel riconoscimento di una DOP al fine di limitare il ripetersi di casi quali il tentativo croato di proteggere la menzione tradizionale Prosek. Senza dimenticare l'estensione a tutti prodotti DOP e IGP della possibilità di effettuare programmazione della produzione per meglio rispondere alla volatilità dei mercati, senza alcun rischio di violazione delle norme sulla concorrenza.