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Editoriale di Brando Benifei, Febbraio 2022

C'è la guerra in Europa. Uno choc per tutti e per chi come me era ancora piccolo quando è scoppiata la guerra nei Balcani. Nel 2012 sembrava anacronistico il Nobel per la Pace assegnato all'Unione europea, tanto davamo per scontata e per naturale la pace in Europa.

Oggi di fronte alle immagini delle esplosioni a Kiev, delle bombe, delle vittime e delle file dei rifugiati, capiamo tutta la differenza che fa tra essere fuori o dentro l'Unione europea, tra vedere la guerra in tv e sentire dalle finestre il suono delle sirene che gela il sangue. Mentre la Russia di Putin tenta con la forza di ridisegnare i confini dell'Europa ha già ridefinito i confini del possibile e oggi tutti capiscono quanto è stato prezioso il lavoro di questi anni di costruzione della tanto vituperata Unione europea e quanto sono pericolosi i discorsi di quanti anche in Italia vaneggiavano di Italexit e simili idee.

Il primo marzo al Parlamento europeo abbiamo tenuto una sessione plenaria straordinaria in cui è intervenuto in collegamento anche il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky. Abbiamo approvato una risoluzione per condannare l'invasione russa, per chiedere sanzioni più dure e per invitare le istituzioni Ue ad avviare il percorso per concedere lo status di Paese candidato all'adesione all'Ue all'Ucraina. 

Personalmente sono intervenuto nella plenaria per chiedere che una delegazione dell'Ue si rechi a Kiev a sollecitare il cessate il fuoco e a supportare le negoziazioni, Putin così dovrà fermarsi e sarà così ancora più evidente anche ai suoi concittadini la follia sua e della sua guerra disumana.

Oggi ci dobbiamo porre la domanda se non serva una nuova iniziativa politica più incisiva da parte dell'Unione europea per rilanciare le ragioni della convivenza e della pace.

E' ora di aprire gli occhi: quella in corso in Ucraina non è che il proseguimento con altri mezzi della guerra ibrida che Putin ha lanciato contro le democrazie occidentali dal 2014.

La posta in gioco non è l'Ucraina o l'allargamento della Nato, la posta in gioco è ancora prima la sfida tra due modelli politici e due idee di società. La guerra di Putin all'Ucraina è una guerra anche all'Occidente e all'Europa ma anche la stessa popolazione russa è scesa coraggiosamente in strada per dire No alla guerra nonostante gli arresti, perché la Russia nonostante Putin è ancora parte di una storia comune con l’Europa stessa.

La democrazia in Ucraina non è perfetta, anzi, i problemi ci sono e ci sono stati, ma è l'avvicinamento all’Unione Europea liberamente intrapreso che Putin non accetta.

Putin, e non solo lui, ha fatto una scommessa sulla debolezza delle democrazie che disprezza, sul loro declino, esagerato e raccontato come catastrofico dalla propaganda.

La vera sfida oggi è fermare la guerra e ritrovare la capacità di costruire la pace e la sicurezza in un mondo molto cambiato in poco tempo.

Rimettere in piedi un sistema di relazioni internazionali ordinato sarà molto complesso dopo questo attacco scellerato, ma noi dovremo mostrarci più forti.

Come ha recentemente ricordato il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato: “è un confronto fra le democrazie occidentali e un sistema autocratico. La partita si giocherà in un modo o nell'altro, a seconda se le democrazie troveranno al loro interno gli anticorpi (…)”.


Brando Benifei