L’uscita di Budapest dalla Corte Penale Internazionale approvata oggi dal Parlamento ungherese è un segnale allarmante per tutta l’Unione europea.
Quando il governo di uno Stato membro definisce la CPI ‘un’istituzione politicizzata che ha perso la sua imparzialità e credibilità’ sta mettendo in discussione i principi stessi del rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali su cui si fonda l’Unione europea.
Quella di oggi è una decisione che non ha precedenti per un Paese membro dell’Unione come lo è la stretta democratica con cui il governo di Budapest ha inserito in costituzione il divieto di manifestazioni come il Pride.
La destra ungherese sta cercando di scardinare dall’interno la tenuta dei valori democratici dell’Ue in un disegno che vuole un’Europa sempre più illiberale, intollerante e impermeabile al diritto internazionale. È una visione che condanniamo in modo netto.
Questa nuova e gravissima involuzione democratica portata avanti dalla destra al governo in Ungheria ci riguarda tutti come cittadine e cittadini europei, e non passerà sotto silenzio.
La Corte penale internazionale è un presidio di libertà e diritto che difenderemo in tutte le sedi necessarie e da tutti gli attacchi. A partire dalla richiesta che abbiamo avanzato alla Commissione europea nei mesi scorsi, su cui non abbiamo avuto ancora risposta, di attivare il regolamento di blocco per difendere la Corte dalle sanzioni statunitensi. Un atto sempre più necessario visto il contesto”.