Obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi a livello europeo, per rispettare l'accordo sul clima di Parigi nonostante le resistenza di Trump, e riconoscimento degli sforzi di chi come l'Italia ha già fatto passi avanti e merita maggiore flessibilità sui target nazionali. E' quello che abbiamo ottenuto oggi a Strasburgo con il voto sull'effort sharing. L'approvazione del testo in plenaria conclude un lungo procedimento legislativo con cui l'Unione europea ribadisce la propria serietà e la propria leadership climatica mettendo nero su bianco gli obiettivi di riduzione delle emissioni: 30% entro entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 nei settori di trasporti, edilizia e rifiuti. Oggi abbiamo risposto con i fatti a Trump e a chi in Italia pensa che ambiente ed economia siano in contraddizione”. Lo ha dichiarato l'eurodeputata Simona Bonafé, che ha seguito il dossier nella commissione Ambiente.
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Giu
Clima: Eurodeputati Pd, abbiamo risposto con i fatti a Trump
“Abbiamo chiesto e ottenuto – ha aggiunto - che la traiettoria di riduzione delle emissioni venga tracciata dal 2018, invece che dal 2020, per dimostrare la nostra serietà e ambizione, anche di fronte ai tentennamenti americani. Allo stesso tempo però gli obiettivi nazionali sono stati calibrati in base al Pil procapite per non ostacolare la crescita, aumentando la riserva di permessi di emissioni in modo da riconoscere pienamente gli sforzi fatti dall'Italia e valorizzare in modo flessibile le specificità dei diversi territori: da quelli a vocazione più industriale fino a quelli a vocazione agricola o boschiva”.
Per Patrizia Toia, capodelegazione degli eurodeputati Pd e vicepresidente della commissione Industria, “il voto di oggi è una buona notizia per l'ambiente e per la crescita economica europea, perché oramai è chiaro che si tratta di due obiettivi che non sono in contraddizione ma che anzi vanno nella stessa direzione. In particolare è positivo che, così come chiesto dal Governo, siano state riconosciute le specificità territoriali ed economiche dell'Italia, concedendo maggiore flessibilità nel raggiungimento dei target nazionali, ma senza derogare dall'obiettivo di passare ad un'economia a basse emissioni, l'unica che a lungo termine può garantire il mantenimento della competitività della nostra industria e del nostro benessere”.