Caro direttore,
non sono stati «attacchi scomposti» all’Italia, ma una risposta stizzita a una presa in giro del Parlamento europeo. Il problema è che Conte è venuto a Strasburgo a fare retorica europeista e a spacciare per grandi «novità» delle misure che abbiamo proposto e approvato con il voto sempre contrario delle forze che lo sostengono. Fa un certo effetto sentire Conte definire un «impulso prezioso» il Piano Junker degli investimenti se sei un eurodeputato che ci ha lavorato per anni e sei già indignato per il voto sempre contrario degli eurodeputati grillini e leghisti.
E fa effetto sentire Conte che rimprovera noi con tono da maestrine perché non ci sono abbastanza fondi per l’Africa quando abbiamo già approvato il piano di investimenti per l’Africa e ancora brucia la ferita del voto contrario dei leghisti, quelli che vogliono «aiutarli a casa loro», e l’astensione dei grillini.
E fa effetto quando dice che serve «un’Europa forte e coesa» e che bisogna «sfruttare tutte le opportunità di cooperazione» in materia di difesa comune, mentre nell’aula di Strasburgo sanno che è lo stesso governo Conte che non partecipa alla Forza di intervento rapida dell’Ue, avviata da nove Paesi.
E che dire quando il capo del governo, che ha affossato in Consiglio la riforma di Dublino, votata dal Parlamento europeo, rimprovera l’Europa di poca lungimiranza sull’immigrazione perché serve «una soluzione strutturale» fuori dalla logica dell’emergenza? Come non indignarsi quando il premier che rappresenta Lega e M5S invita gli eurodeputati a «non cedere a logiche nazionaliste o regionaliste»? O quando spiega che bisogna limitare le «conseguenze negative della Brexit» mentre nella stessa aula gli eurodeputati della sua maggioranza grillina siedono ancora oggi nel gruppo guidato dall’euroscettico Nigel Farage?
Lettera di Patrizia Toia al direttore del Corriere della Sera