Approvato il regolamento che garantirà un maggiore controllo sugli investimenti predatori in Unione Europea. Altolà alle acquisizioni di società europee orchestrate da governi esteri, come la Cina.
Le acquisizioni di società europee orchestrate da potenze straniere spesso hanno un triplice scopo:
- Coprire il gap tecnologico esistente fra l'Unione europea ed economie meno avanzate in modo da poter trasferire altrove la produzione di prodotti sofisticati frutto dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo.
- Minacciare la sicurezza dei cittadini tramite investimenti in aziende che producono armamenti o energia. È il caso della centrale nucleare acquistata dai cinesi in Regno Unito.
- Aumentare la propria influenza presso un governo estero. In seguito all'acquisizione della rete elettrica greca e del Porto del Pireo, principale asset nazionale greco, Atene ha bloccato dall'interno dichiarazioni e progetti considerati ostili dalla Cina. Non solo, le autorità greche hanno deliberatamente non riscosso dazi anti-dumping su prodotti tessili cinesi causando un danno erariale di milioni di euro alle casse pubbliche europee.
Questa proposta di regolamento, permette di bloccare l’acquisizione di asset strategici europei da parte di potenze straniere, ed è un esempio molto positivo di come l’UE possa regolare la globalizzazione, subordinando l'apertura al rispetto di regole chiare, del principio di reciprocità e alla tutela dei lavoratori e dei cittadini, soprattutto dei più deboli.
L’Italia acquisisce il vantaggio di una migliore salvaguardia dei posti di lavoro, consentendole di essere competitiva nonostante salari più alti e normative ambientali più rigide.
Vengono limitate le acquisizioni predatorie, permettendo agli Stati europei di salvaguardare la propria sovranità contro ingerenze estere.
Si garantisce maggiore reciprocità alle nostre aziende che operano in Cina. La Ue sta negoziando con Pechino un accordo bilaterale sugli investimenti con l’obiettivo è proteggere gli interessi di imprese e lavoratori europei e garantire un’ambiente normativo prevedibile e non-discriminatorio. Un clima più certo per gli investimenti europei beneficerebbe la Cina con maggiori investimenti. Tuttavia, il crescente protezionismo voluto dal Presidente Xi e l’apertura pressoché totale della piazza europea rendono i negoziati poco attrattivi per la controparte. Un accordo che garantisca un quadro normativo più equo e certo è l’unico strumento capace di difendere i nostri interessi.
Come convincere i cinesi? Un giro di vite sulle acquisizioni strategiche potrebbe riportarli al tavolo delle trattative.