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Feb

Riforma regolamento anti dumping della UE per proteggere i lavoratori europei dalla concorrenza sleale della Cina

La UE impedisce il riconoscimento della Cina come economia di mercato e salva dai 30mila ai 100mila posti di lavoro.

L’11 dicembre 2016 è scaduta la clausola del Protocollo di accesso della Cina all’organizzazione mondiale del commercio (OMC) relativa alla possibilità, per gli altri partner dell’OMC, di considerare Pechino come un’economia non di mercato. La clausola ha permesso all’UE di utilizzare prezzi diversi da quelli cinesi nel calcolo del dumping e dei conseguenti dazi.

Un riconoscimento dello status di economia di mercato (MES) avrebbe reso impossibile la dimostrazione di dumping da parte della Cina. Non trattandosi di un’economia di mercato, i costi di produzione e i prezzi di vendita sono infatti artificialmente più bassi rispetto al resto del Mondo. In concreto il riconoscimento del MES, avrebbe determinato un ulteriore aumento delle importazioni dalla Cina con una conseguente perdita di posti di lavoro in Italia.

Nel 2016, la Commissione ha quindi proposto una riforma del regolamento anti-dumping che fosse compatibile con i regolamenti dell’OMC ma che allo stesso tempo riuscisse a tutelare lavoratori e imprese evitando l’invasione di merce sottocosto dall’Asia.

Il provvedimento ha salvato fra i 30 mila e 100 mila posti di lavoro che avremmo perso a causa della concorrenza sleale cinese.

Il provvedimento riconosce per la prima volta il dumping sociale e ambientale, una pratica sleale che permette ai Paesi che non rispettano i diritti dei lavoratori e non tutelano l’ambiente di essere più competitivi.