06
Mar

Lo strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione: un nuovo approccio verso il mondo esterno

La UE aumenta i fondi per l’assistenza allo sviluppo, ampliando il suo raggio d’azione per attuare le sue priorità a livello globale . Votato in commissione Esteri e DEVE.

L’Unione europea è il più grande donatore mondiale in termini di assistenza allo sviluppo ed è un partner commerciale fondamentale per molti paesi nel mondo, in particolare quelli in via di sviluppo. Il nuovo strumento unico di cooperazione NDICI, ha l’obiettivo di aiutare l’Unione ad attuare le sue priorità a livello globale modernizzando la dimensione esterna del bilancio. È stato previsto un considerevole aumento dei fondi rispetto al precedente periodo 2014-2020 dell'11% rispetto alla somma delle risorse assegnate agli strumenti che l’NDICI andrà a sostituire.

L’NDICI avrà una dotazione di 89,2 miliardi di euro suddivisi in vari pilastri di azione: pilastro geografico, tematico, reazione rapida ed una riserva supplementare di flessibilità da usare in casi di emergenza. Lo strumento si doterà di tre componenti.

Quella geografica (68 miliardi) si concentra su programmi per il vicinato europeo (Algeria, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Egitto, Georgia, Israele, Giordania, Libano, Libia, Moldavia, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Ucraina), per l’Africa subsahariana (32 miliardi di euro), per l’Asia e Pacifico (10 miliardi di euro) e per le Americhe e i Caraibi (4 miliardi di euro). Quella tematica (dotazione finanziaria proposta: 7 miliardi di euro) comprende vari programmi tematici con copertura mondiale, in particolare su (i) diritti umani e democrazia (1,5 miliardi di euro), (ii) organizzazioni della società civile (1,5 miliardi di euro), (iii) stabilità e pace (1 miliardo di euro), e (iv) sfide globali (3 miliardi di euro).

La terza ed ultima componente è quella di risposta rapida (dotazione finanziaria proposta: 4 miliardi di euro) che è concepita per consentire risposte rapide, per consentire all'UE di (i) contribuire alla stabilità e alla prevenzione dei conflitti in situazioni di emergenza, in crisi emergenti, in situazioni di crisi e post-crisi; (ii) contribuire a rafforzare la resilienza di stati, società, comunità e individui e collegare gli aiuti umanitari e l'azione di sviluppo; e (iii) più in generale riguarda le esigenze e le priorità della politica estera.