I dazi commerciali applicati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui nostri prodotti agroalimentari, a partire dal 18 ottobre scorso, restano una priorità che l’Unione europea vuole e deve contrastare rapidamente e in modo efficace. E la risoluzione che il 28 novembre abbiamo votato a larghissima maggioranza in Plenaria a Strasburgo, con la richiesta alla Commissione Ue di mettere in campo tutte le misure necessarie per supportare le eccellenze europee e del Made in Italy, come formaggi, vini e salumi, va proprio in questa direzione. L’Unione deve seguire la via diplomatica per raggiungere una soluzione, e abbiamo chiesto alla Commissione di continuare a cercare soluzioni negoziali per allentare le attuali tensioni commerciali. L’assegnazione agli stessi Usa di una quota del contingente tariffario per l’importazione di carni bovine di alta qualità, appena approvata dal Parlamento europeo, rappresenta un segnale importante di disponibilità al dialogo.
Tuttavia, a distanza di oltre un mese dall’avvio di questa rappresaglia unilaterale messa in campo dall’amministrazione americana, nulla è stato fatto per sostenere economicamente il settore agroalimentare europeo, che rappresenta la prima industria con oltre 44 milioni di operatori attivi. L’Europa non può più permettersi di aspettare: a situazioni eccezionali, bisogna rispondere con misure eccezionali. La maggiore flessibilità messa sul tavolo dall’Esecutivo Ue sui programmi di promozione delle produzioni europee rappresenta un segnale importante, ma non basta. Per questo chiediamo l’utilizzo dei margini disponibili nel bilancio europeo per finanziare un vero e proprio piano straordinario di promozione per il nostro agroalimentare nei mercati terzi, con interventi nuovi, diretti anche alle catene distributive.
La nostra posizione come Parlamento europeo è chiara e finalizzata ad attutire l’impatto di questi nuovi dazi che colpiscono ingiustamente produttori e consumatori di diversi Paesi, in particolare l’Italia. Ricordo che vengono colpite esportazioni agroalimentari per 4,3 miliardi di euro con nuovi dazi per 1,1 miliardi. Per questo non possiamo permetterci di aggiungere incertezza economica e giuridica ai nostri produttori. Dobbiamo invece tenerci pronti ad attivare tutti gli strumenti disponibili nella Politica agricola comune per evitare che si inneschi una crisi di mercato, senza attendere che le conseguenze diventino irrimediabili per settori strategici sotto il profilo sociale, economico e ambientale.