Il 30 luglio 2009 l'UE (allora Comunità europea) ha firmato l'Accordo di Partenariato Economico interinale (APE) con gli Stati del Pacifico. L'APE è applicato a titolo provvisorio dallo Stato indipendente di Papua Nuova Guinea, dalla Repubblica di Figi e dallo Stato indipendente di Samoa, rispettivamente dal 20 dicembre 2009, dal 28 luglio 2014 e dal 31 dicembre 2018.
Secondo le proiezioni economiche, nel 2021 le Isole Salomone non apparterranno più alla categoria dei paesi meno sviluppati (PMS): questo comporterebbe l’uscita dal sistema EBA (Everything But Arms), di cui beneficiano attualmente, e l’accesso al meno generoso regime del Sistema di Preferenze tariffarie Generalizzate (SPG) dell'UE. In questo scenario l’adesione delle Isole Salomone all’APE, previsto dall’Art.80 dell’accordo stesso, è di fondamentale importanza per mantenere il pieno accesso al mercato europeo in esenzione da dazi doganali e da contingenti tariffari.
L'APE è un accordo commerciale asimmetrico, che offre alle Isole Salomone un accesso al mercato europeo, anche tramite l’applicazione di regole di origine favorevoli, e consente al contempo ad esse di proteggere settori sensibili dalla liberalizzazione, prevedendo un numero cospicuo di misure di salvaguardia e una clausola a tutela di industrie nascenti. L’APE contiene altresì disposizioni in materia di sviluppo sostenibile (articolo 3).
Dal punto di vista UE, il volume del commercio con questo paese è trascurabile (il valore dell’export delle Isole Salomone verso l’UE, nel 2018, è stato pari a 51 milioni di euro), mentre per le Isole Salomone si tratta di un flusso significativo, soprattutto per il settore ittico.
Dal punto di vista geopolitico, sarebbe inoltre importante per l’UE essere maggiormente presente in una porzione di mondo che vede invece una preponderante influenza cinese.