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La stabilità della Libia passa per l'unità europea

Di Giuliano Pisapia

Ritrovare l’unità europea per garantire la stabilità della Libia e del Mediterraneo. Nel lontano 1930, Antonio Gramsci osservava che “La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”.

Nonostante siano ormai trascorsi numerosi decenni da quando Gramsci scrisse quelle parole, esse continuano ancora a rappresentare un pensiero estremamente attuale, nonché assolutamente pertinente all’attuale crisi libica. Il vecchio è oggi rappresentato dagli Stati membri europei, dimostratisi totalmente incapaci di lavorare di concerto per permettere all’Unione europea di svolgere un ruolo diplomatico e di leadership nella culla della nostra civiltà, il mar Mediterraneo. Al contrario, continuiamo ad assistere inermi alla crescente e imperante ingerenza nella regione di due Paesi autoritari, la Russia e la Turchia, che mirano imperterriti a spartirsi il nostro vicinato e il nostro mare senza alcun rispetto del diritto internazionale. Il nuovo che oggi non può ancora nascere è l’Europa attuale, priva di concretezza e impossibilitata ad agire e reagire dagli stessi Stati che la costituiscono. Un’Europa praticamente assente dai tavoli negoziali rilevanti. Un’Europa ancora troppo fragile per muovere i primi passi, all’estero come all’interno dei propri confini.

Non vi è dubbio che tutti noi ci auspichiamo un rilancio del dialogo tra le due parti in conflitto in Libia, ma di una cosa dobbiamo essere pienamente coscienti: le belle parole e le buone intenzioni non prevengono una guerra se non affiancate da un costante lavoro di diplomazia e dalla Concretezza politica.