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Feb

Violenza donne on line, Moretti: servono norme severe, collaborazione con piattaforme e educazione

«Serve una regolamentazione precisa contro il linguaggio d’odio attraverso una collaborazione costante con le piattaforme che operano sul web. Altrettanto necessaria è un'azione di cambiamento culturale che parta dalle scuole». Lo ha affermato la deputata europea Alessandra Moretti, intervenendo alla Conferenza di Doha su social media e diritti umani, organizzata dal Comitato nazionale per i diritti umani del Qatar, in collaborazione con l'Alto commissariato per i diritti delle Nazioni unite, il Parlamento europeo e la Federazione internazionale dei giornalisti.

Moretti ha ricordato quanto le donne, in tutto il mondo siano un obiettivo privilegiato di attacchi e violenze verbali online, come lei stessa continua a sperimentare personalmente. Un fenomeno che, per quanto esteso è difficile da circoscrivere a causa della mancata raccolta di dati puntuali.

«La risposta a un fenomeno complesso come quello di cui stiamo parlando», ha ricordato Moretti davanti a oltre 250 rappresentanti di organizzazioni governative e indipendenti provenienti da tutto il pianeta, «richiede una strategia che affronti la questione da diversi punti di vista, coniugando obiettivi e modalità di intervento tra loro diverse». In primo luogo, ha sottolineato la deputata europea bisogna «definire uno strumento legale comune, con un’unica definizione di violenza online».

Risulta poi essenziale «poter disporre di una base dati aggiornata e completa, che metta in risalto anche quegli attacchi online che scaturiscono dalla discriminazione di genere. Serve una legislatura precisa contro la violenza online nei confronti delle donne, che predisponga sanzioni penali in linea con gli standard internazionali in materia di diritti umani, con particolare riferimento alla violenza di genere e alle violazioni dei diritti di una minoranza».

Un lavoro che dovrà essere fatto sempre più in collaborazione con le piattaforme social. «Spetta a loro un grande impegno nel migliorare i meccanismi di segnalazione e di rimozione dei contenuti sensibili. Solo attraverso linee guida chiare, condivise con gli utenti, si può pensare di fare fronte al fenomeno». Le aziende tech devono inoltre fornire costantemente dati aggiornati.

C’è, infine, il tema culturale. «In tutto il mondo esistono stereotipi che comprimono la libertà delle donne. Si tratta di un’eredità culturale antica, che risale a un mondo in cui le donne non avevano alcuna voce. Oggi non è più così per fortuna ma ancora esistono pregiudizi che vorrebbero confinare le donne ad alcuni ambiti. Tutto ciò si combatte esclusivamente con l’educazione. Serve partire fin dalle scuole a insegnare ai nostri bambini che uomini e donne hanno gli stessi diritti, le medesime responsabilità e le stesse opportunità, ma anche che questi diritti devono essere rispettati sempre e ovunque, persino su Facebook.