il prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dovrà necessariamente tenere conto delle conseguenze dello shock dovuto al Coronavirus.
di Elisabetta Gualmini
L'ampiezza della crisi economica che si delinea è tale che il prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dovrà necessariamente tenere conto delle conseguenze dello shock dovuto al Coronavirus e quindi essere rivisto, come affermato dalla Presidente Von Der Leyen. D’altronde, questa è anche la posizione del Parlamento europeo, che da mesi ripete l’urgenza di approvare un bilancio europeo all’altezza delle sfide imminenti e future e che vada ben oltre l’1% del PIL europeo.
La Commissione europea sta dunque lavorando su una nuova proposta di Quadro finanziario pluriennale, che dovrebbe essere presentata entro la fine di aprile (il 29). Sono tre gli elementi chiave su cui voglio soffermarmi.
Primo, come ammesso anche dalla Cancelliera Merkel, il prossimo bilancio comunitario dovrà essere “totalmente diverso e più grande” di quello attuale. Ciò impone il rafforzamento dei capitoli tradizionali di spesa europea, ovvero la politica agricola comune e la coesione, duramente colpiti dalla crisi, e la definizione di nuovi strumenti di stimolo della ripresa economica e capaci di affrontare la crisi occupazionale derivante dalla pandemia e capaci di mobilitare almeno 1500 miliardi di euro. Vediamo se alle parole corrisponderanno i fatti.
Secondo, sembra che le molteplici proposte sul tavolo del Consiglio europeo che vanno verso una emissione congiunta di debito pubblico - i recovery bonds che ricordo sono stati approvati a larghissima maggioranza nel testo della risoluzione del Parlamento europeo - passeranno proprio dal bilancio comunitario. La Commissione, pertanto, starebbe considerando l'ipotesi di innalzare il tetto delle risorse proprie e degli stanziamenti di impegno dell'Unione al 2% del PIL degli Stati membri per un periodo massimo di quattro anni. Ciò consentirebbe una capacità di indebitamento ulteriore sui mercati finanziari, che potrebbe tradursi in un'accresciuta capacità di spesa ed investimento per gli Stati membri. Il futuro “fondo per la ripresa”, dunque, passerà dal bilancio europeo e quindi dall’approvazione del Parlamento europeo; ciò sarebbe senz’altro un bene dato che su SURE, MES e BEI il Parlamento non avrà voce in capitolo.
Infine, data la gravità della situazione, la Commissione europea potrebbe scegliere di dividere il Quadro finanziario in due fasi (3 anni e 4 anni), una dedicata all’emergenza coronavirus e con misure straordinarie capaci di mobilitare da subito risorse eccezionali ed una seconda di “business as usual”, di ritorno alla normalità. Ciò consentirebbe che le negoziazioni tra gli stati membri si svolgerebbero in maniera più agevole e con maggiore celerità. Il Consiglio non può perdere altro tempo.