03
Lug

Editoriale Giugno 2020

Di Brando Benifei

Il Parlamento Europeo, nella plenaria di giugno, ha approvato la costituzione di una commissione speciale sulle ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea, inclusa la disinformazione, al fine di indagare sui tentativi di influenzare indebitamente la nostra politica interna. Si tratta di una decisione significativa, perché permette di portare a Bruxelles un tema sollevato già da tempo da numerose inchieste e indagini giudiziarie, che hanno mostrato come alcuni paesi terzi abbiano investito risorse economiche e di intelligence per influenzare il dibattito politico e le elezioni in diversi Stati membri. In Italia, ad esempio, un’inchiesta di Buzzfeed ha fatto conoscere all’opinione pubblica la vicenda dell’hotel Metropol, dove il faccendiere Savoini si ipotizza abbia incontrato funzionari russi per ricevere possibili finanziamenti per la Lega in vista delle elezioni europee, questione su cui le indagini sono ancora in corso.

Anche durante la pandemia da Covid-19 abbiamo assistito a continui e sistematici tentativi di ridicolizzare l’Europa e la sua risposta all’epidemia, mistificando i suoi sforzi e i suoi risultati. Facendo leva sulla (comprensibile) scarsa conoscenza dei meccanismi decisionali europei dei cittadini, o sulla paura avvertita da moltissime persone nelle settimane di lockdown, si sono proposte potenze straniere come modelli, facendo dell’Europa un bersaglio.

Proprio nella crisi causata dal coronavirus, del resto, l’Unione è tornata protagonista tanto nei dibattiti nazionali quanto sulla scena mondiale. Dalla cassa integrazione europea alla sospensione del patto di stabilità, dagli aiuti sanitari del MES fino al piano per la ripresa che prevede titolo di debito comuni, negli ultimi mesi abbiamo creato dei precedenti storici importanti per superare il modello intergovernativo e spingere verso un’unione federale. In poche settimane, sono stati superati nodi che negli scorsi anni sembravano fortissimi. Tutto ciò non è passato inosservato.

Oggi, dotarsi di strumenti europei per indagare e smascherare i tentativi stranieri di tessere trame contro l’Europa è fondamentale per difendere il ruolo che l’Unione si è faticosamente ritagliata, tutelando le nostre democrazie liberali, le libertà dei cittadini e il nostro modello sociale. La commissione speciale dovrà analizzare in maniera approfondita le indagini su presunti finanziamenti a partiti europei provenienti da Stati terzi, con l’obiettivo di portare avanti interessi contrari all’UE. Più profondamente, la commissione avrà il compito di suggerire misure coordinate a livello UE per evitare il ripetersi di questi veri e propri attacchi, e per rafforzare gli strumenti di difesa di cui l’Unione dispone, anche modificando le norme sul finanziamento ai partiti e alle campagne elettorali o prevedendo misure più rigide di contrasto alla disinformazione sui social media. Non da ultimo, la commissione potrà esaminare la dipendenza dell’UE da tecnologie straniere, individuando le azioni necessarie per impedire le operazioni di potenze ostili e per scambiare informazioni e conoscenze tra Paesi europei a scopo di difesa.

Negli ultimi mesi abbiamo fatto grandi passi avanti verso un’Europa più unita, più integrata e più in grado di affrontare con efficacia e rapidità le grandi sfide. Questo, inevitabilmente, attirerà le attenzioni di forze ostili al progetto europeo. L’UE dovrà difendersi in maniera coordinata, tutelando la sua autonomia e la sua libertà e i diritti suoi cittadini, contro chi ha interesse a vederla succube, debole e influenzabile. La commissione speciale è un contributo importante in questa direzione.

 

Brando Benifei