Legge sui servizi digitali: adeguare le norme di diritto commerciale e civile per i soggetti commerciali che operano online
Relazione adottata con una larga maggioranza (22 favorevoli, 1 contrario ID, 1 astensione PPE). Punti principali: distinzione chiara tra contenuto illegale e contenuto pericoloso, rafforzamento delle procedure di notifica e di azione contro il contenuto illegale e un approccio più stringente in materia di pubblicità mirata. In vista degli strumenti che la Commissione ha in programma di presentare per dicembre, la relazione affronta un aggiornamento della direttiva e-commerce e l’introduzione di un regolamento ex-ante destinato alle grandi piattaforme online. Non si occupa delle regole di concorrenza. Nello specifico la relazione Woelken sostiene un regolamento sui diritti contrattuali in materia di gestione dei contenuti che non si applicherebbero alle piattaforme non commerciali con meno di 100.000 utilizzatori. Per evitare che si riproducano le frizioni politiche avvenute durante l’iter della riforma sul diritto d’autore, il testo non si è scostato dal principio della responsabilità limitata della direttiva e-commerce, secondo il quale le piattaforme online non possono essere considerate responsabili del contenuto illegale caricato dagli utilizzatori quando avvertite lo ritirano. La relazione intende comunque rinforzare le procedure di notifica e di azione esistenti tramite una serie di raccomandazioni dettagliate sui diritti, gli obblighi e i metodi che ne precisano il meccanismo di attuazione. Essa opera una differenza di merito tra contenuto illegale e contenuto pericoloso (per intenderci la disinformazione, le teorie complottiste, ecc..). Il ragionamento che regge tale distinzione si fonda sull’opinione che il contenuto pericoloso può non essere illegale e che vietarlo de facto potrebbe violare la libertà di espressione. Il problema in questo ambito non è tanto quello di esprimere qualcosa quanto piuttosto che non si diffonda in maniera virale. Per cui gli editori e i media dovrebbero poter restare liberi di decidere cosa pubblicare sui loro siti web: intervenire sui contenuti interferirebbe con la libertà. Le misure proposte, dunque, si applicherebbero alle piattaforme di hosting la cui funzionalità principale è ospitare contenuti caricati dagli utenti, così come gli obblighi di rendicontazione e trasparenza dovrebbero, allo stesso modo, applicarsi solo alle grandi piattaforme e sarebbe sproporzionato imporli a tutti. Il testo intende rinforzare il quadro giuridico nei confronti delle grandi piattaforme, suggerendo una serie di indicatori che permettano di definire la forza sul mercato di una piattaforma (numero di utilizzatori, valore finanziario, accesso ai dati, grado di integrazione verticale). Inoltre, la relazione affronta non solo il tema problematico della pubblicità mirata che rischia di avere un impatto rilevante sull’economia mediante un invito alla Commissione a valutare un quadro normativo per regolamentarla, ma anche la richiesta di condizioni rigorose per limitare l’uso dei dati raccolti dalle piattaforme allo scopo di sfruttarle per fini pubblicitari chiedendo direttamente alle piattaforme di creare un archivio degli annunci pubblicitari sponsorizzati e mostrati agli utenti che includa la durata dell’annuncio, il formato dell’annuncio, le informazioni sui destinatari. Ultimo punto ma non per importanza: la proposta di un’agenzia europea o di una rete europea delle autorità nazionali incaricata di verificare gli algoritmi, di infliggere multe e di gestire un fondo (alimentato appunto dalle multe) allo scopo di sostenere il meccanismo di risoluzione delle controversie istituite dagli utilizzatori che contesterebbero il ritiro del loro contenuto.
Risoluzione approvata con 637 voti favorevoli.