Rafforzamento della libertà dei media: protezione dei giornalisti in Europa, incitamento all'odio, disinformazione e ruolo delle piattaforme
La relazione d'iniziativa sulla libertà dei media adottata a larga maggioranza in LIBE, affronta diversi temi d’attualità: discorsi incitanti all’odio, disinformazione, ruolo delle piattaforme nella rimozione dei contenuti illegali e protezione della vita dei giornalisti investigativi.
Si riafferma la condanna in merito agli omicidi di Daphne Caruana Galizia a Malta e di Ján Kuciak e della sua fidanzata in Slovacchia, avvenuti proprio a seguito della loro attività investigativa finalizzata a far luce su casi di corruzione e altri reati.
La relazione, chiede anche un rafforzamento del quadro giuridico per combattere i crescenti discorsi di odio online senza, tuttavia, indicare come tutto ciò dovrebbe essere realizzato. Afferma, inoltre, che le azioni operate su base volontaria da parte delle piattaforme sono "necessarie ma ancora insufficienti" per affrontare la disinformazione, i contenuti illegali e le interferenze straniere.
Relativamente alla rimozione dei contenuti illegali, il testo bilancia la necessità di agire tempestivamente ma, al contempo, riconosce che "tuttavia le piattaforme online non possono e non devono diventare organi di censura privati e che l'attività di rimozione dei contenuti illegali da parte delle piattaforme online deve essere soggetta a garanzie”. La rimozione deve essere effettuata dopo un ordine - giudiziario o amministrativo - e si riconosce il fatto che attualmente la rimozione viene effettuata senza un ordine giudiziario, ovvero dopo la valutazione della piattaforma online e/o delle autorità preposte all'applicazione della legge. Il testo non suggerisce di modificare tale pratica, ma cerca di valutare regolarmente che tipo di testi siano stati rimossi e quale sia stato l'impatto sulla libertà di parola di tali rimozioni.
Il testo, inoltre, presta particolare attenzione ai media di servizio pubblico, infatti, è stato pensato al fine di per proteggere le emittenti di servizio pubblico di Paesi come la Polonia e l'Ungheria, che si trovano sotto l'attacco dei loro governi. A tale proposito il paragrafo 7 recita: “condanna i tentativi dei governi di alcuni Stati membri di ridurre al silenzio i media critici e indipendenti e di compromettere la libertà e il pluralismo dei media. Tuttavia, in fase di negoziato sui compromessi, per ottenere il massimo sostegno su tale testo politicamente forte, si è deciso di non menzionare esplicitamente alcuno Stato membro, generalizzazione che potrebbe comportare interpretazioni errate.
La relazione è stata approvata con 553 voti favorevoli.