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Nov

Proposta di risoluzione sul diritto di aborto in Polonia

Il 22 ottobre 2020, il Tribunale costituzionale polacco ha stabilito che l'aborto, fino ad ora legale, di feti con gravi disabilità è incostituzionale per contrasto con l’articolo che tutela la dignità della persona. La sentenza limita quindi l'aborto legale solo ai casi di stupro, incesto o quando la salute della madre è a rischio. Con questa sentenza si vietano de facto il 98% degli aborti precedentemente effettuati legalmente in Polonia (circa 1000 l’anno a fronte di 150.000-200.000 aborti illegali stimati) e si costringono le donne a recarsi in altri paesi dell'UE o in strutture non sicure e illegali che mettono a rischio la loro vita, qualora avessero necessità.

Questa sentenza va contro i diritti fondamentali e i valori fondanti dell'UE: dignità umana, libertà, uguaglianza e rispetto dei diritti umani, come, il rispetto dell'integrità fisica e mentale (Articolo 3, paragrafo 1) e il diritto al rispetto della vita privata e familiare (articolo 7) contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Inoltre la Corte non è considerabile indipendente, perché il partito ultraconservatore al potere (Diritto e Giustizia, PiS) ha nominato 14 giudici su 15 e utilizzando leggi in contrasto con lo stato di diritto e il principio di indipendenza giudiziaria.

La risoluzione congiunta (S&D, RE, Verdi, GUE) sottolinea la necessità di garantire il diritto delle donne ad aborti accessibili e sicuri, così come il diritto all'autonomia fisica, i diritti fondamentali delle donne e i diritti alla salute (sessuale e riproduttiva). Inoltre si riferisce all'illegittimità del Tribunale costituzionale polacco estremamente politicizzato e al collegamento tra l'ovvia violazione dello stato di diritto e gli attacchi al diritto di aborto.

La risoluzione è stata approvata con 455 voti favorevoli.