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Disposizioni transitorie relative al sostegno da parte del FEASR e del FEAGA nel 2021

Lo Strumento Europeo per la Ripresa dopo la crisi generata dall’epidemia del Covid-19, attribuisce al Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale una dotazione aggiuntiva di oltre 8 miliardi a prezzi correnti che, nella proposta della Commissione europea, sarebbero dovuti essere disponibili solo dopo l’entrata in vigore della nuova Politica agricola comune, prevista per il 1° gennaio 2023.

L’accordo raggiunto tra Parlamento europeo e Consiglio, anticipa la disponibilità dei fondi già a partire dal 2021, fino a tutto il 2022. Date le sfide senza precedenti affrontate dal settore agricolo europeo e dalle nostre aree rurali, questo supporto dovrà rappresentare uno stimolo capace di aprire la strada alla ripresa economica, nel nome della resilienza, della sostenibilità e della digitalizzazione, e in linea con gli obiettivi delineati dal Green Deal europeo, dalle Strategie Farm-to-Fork e Biodiversità presentate la scorsa primavera dalla Commissione europea, e dagli impegni internazionali in ambito ambientale e climatico.


PRINCIPALI PUNTI dell’accordo:

La dotazione totale di EUR 8.070.486.840 (925 milioni assegnati all’Italia) viene suddivisa in circa 2.4 miliardi EUR per il 2021, e circa 5.6 miliardi nel 2022. Questa suddivisione tiene conto del fatto che, nel 2021, gli agricoltori europei potranno beneficiare anche di ulteriori 2.6 miliardi circa, provenienti da un anticipo dei fondi per lo Sviluppo Rurale, previsto all’interno del Quadro finanziario pluriennale. Il tutto, per un pacchetto totale di sostegno alla ripresa delle nostre aziende agricole e aree rurali di oltre 10 miliardi di EUR a livello europeo, con una quota nazionale per l’Italia pari a circa 1.22 miliardi. Questi fondi potranno essere co-finanziati con ulteriori risorse nazionali, moltiplicandoli fino a 5 volte, nel caso in cui gli Stati membri lo vogliano. 

Questi fondi dovranno essere realmente strumentali alla ripresa del settore, e quindi non dovranno finanziare misure che rappresentino il business-as-usual, senza portare valore aggiunto in termini di resilienza, sostenibilità e digitalizzazione. Per questo, almeno il 55% dovrà essere destinato al supporto a misure di cooperazione, al primo insediamento di giovani agricoltori, ai piccoli agricoltori e alle imprese PMI rurali non agricole, e soprattutto a investimenti che promuovano lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, perseguendo anche i seguenti obiettivi: maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse tramite l’agricoltura di precisione, la digitalizzazione e la modernizzazione dei macchinari e degli strumenti produttivi; migliori condizioni di sicurezza sul lavoro; filiere corte e mercati locali; energie rinnovabili, economia circolare e bio-economia; accesso a tecnologie informatiche e di telecomunicazione di alta qualità nelle aree rurali.

La spinta verso l’innovazione deve però avere un carattere pienamente democratico, dando ad ogni agricoltore la possibilità di accedervi, indipendentemente dalla dimensione aziendale e dal background formativo. Per questo, viene data la possibilità agli Stati membri di innalzare l’intensità del supporto per questi investimenti sostenibili dall’attuale 40%, fino ad un massimo del 75%.

Perché la ripresa del settore possa contemperare concretamente sostenibilità ambientale, sociale ed economica, almeno il 37% dei fondi saranno destinati a misure ad alto valore aggiunto ambientale, in particolare all’agricoltura biologica, all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni agricole di gas serra, alla conservazione dei suoli e al potenziamento dell’assorbimento di carbonio, al miglioramento della gestione idrica, alla creazione e al mantenimento di habitat favorevoli alla biodiversità, alla riduzione dei rischi derivanti dall’uso di pesticidi e antibiotici, al benessere animale, alle attività previste dal programma LEADER. Su questo punto, il gruppo ID ha presentato una richiesta di voto separato, in quanto lo ritiene eccessivamente ambizioso.

Per quanto riguarda la parte rimanente dei fondi (massimo 8%), viene lasciata agli Stati membri la flessibilità di decidere per quali misure utilizzarla, sia tra quelle sopraccitate che tra gli altri interventi già presenti nei rispettivi piani di sviluppo rurale, sempre rispettando la clausola di non regressione ambientale: vale a dire continuare a spendere in misure ambientali almeno la percentuale di fondi PSR spesa nel periodo 2014/2020. Nel caso in cui questa percentuale superi il 45%, gli Stati membri potranno derogare dalla non regressione ambientale al fine di poter rispettare la soglia del 55% prevista per investimenti e altre misure per la ripresa.

Oltre e dare chiare indicazioni sull’allocazione delle risorse aggiuntive, i co-legislatori hanno ritenuto che alcune cruciali misure dello Sviluppo Rurale debbano essere rese più accessibili e più incisive: per questo viene concessa agli Stati membri la possibilità di innalzare il livello massimo di sostegno per il primo insediamento dei giovani agricoltori dagli attuali 70.000, fino a 100.000 EUR.

Tutte queste misure, sono state incorporate all’interno del Regolamento Transitorio della PAC, che estende l’attuale politica agricola di due anni, fino al 31 dicembre 2022, fornendo maggiore certezza giuridica ai nostri agricoltori, rispetto alla proposta iniziale della Commissione che prevedeva una scadenza al 31.12.2021.

PRINCIPALI PUNTI dell’accordo:

Estensione dell’attuale programmazione dello sviluppo rurale: l’attuale programmazione, incluso il programma LEADER, verrà estesa fino al 31.12.2022, con la possibilità di utilizzare i fondi attualmente a disposizione fino al 31.12.2025.

Estensione della durata delle misure pluriennali: si potrà continuare a finanziare tramite i fondi dello sviluppo rurale misure pluriennali (agro-ambiente, benessere animale) per un periodo che va da 1 a 5 anni, rispetto ai 3 anni proposti dalla Commissione, con la possibilità di un’ulteriore estensione in casi specifici. Viene re-inserita tra le misure pluriennali finanziabili anche l’agricoltura biologica.

Rafforzamento delle misure di gestione del rischio: in linea con i risultati ottenuti tramite il Regolamento Omnibus, verranno abbassati dal 30 al 20% le soglie minime di perdita di reddito o di produzione per l’attivazione dei fondi mutualistici contro le avversità climatiche, e dello strumento di stabilizzazione del reddito aziendale, equiparandoli alle assicurazioni sulla produzione e allo strumento di stabilizzazione del reddito settoriale.

Estensione dei programmi operativi: verranno estesi i programmi operativi previsti dal Regolamento OCM per ortofrutta e apicoltura fino al 31.12.2022. In più, le organizzazioni di produttori ortofrutticoli avranno la possibilità di continuare i loro attuali programmi fino alla naturale scadenza, senza bisogno delle notifiche richieste nella proposta della Commissione.

Estensione della durata dei diritti di impianto: verrà estesa la possibilità di convertire i diritti di impianto dei vigneti in autorizzazioni fino al 31.12.2022, permettendo ai nostri viticoltori di utilizzare i loro diritti in portafoglio e non perdere, come Italia, diverse migliaia di ettari di potenziale vitivinicolo.

Rafforzamento della riserva di crisi agricola: la Commissione si è impegnata a rafforzare, nell’ambito del nuovo QFP, la riserva di crisi agricola. La nostra richiesta è che, a partire dall’1 gennaio 2021. la riserva venga finanziata tramite fondi esterni alla PAC per un ammontare annuo minimo di 400 milioni a prezzi del 2011 (attualmente 478 milioni), da non restituire nel caso non venga utilizzato, e che può essere incrementato annualmente a seconda delle esigenze di mercato, senza inserire un limite massimo.

Regolamentazione dell’offerta di olio di oliva: verrà data agli Stati membri la possibilità di definire regole di commercializzazione per l’olio di oliva, al fine di migliorare e stabilizzare il funzionamento del mercato, come già previsto per il vino.