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Dic

Ripartire da un Recovery Fund più verde e più sociale

La settimana scorsa abbiamo concluso le negoziazioni su RRF, lo strumento per la Ripresa e la Resilienza, meglio noto come Recovery Fund. Infatti, dopo che è stato finalmente trovato l’accordo sullo Stato di Diritto in Consiglio, il regolamento vero e proprio dove sono presenti norme, requisiti, caratteristiche ed elementi di bilancio doveva essere ultimato nei negoziati con il Parlamento Europeo e la Commissione.

I negoziati con la presidenza di turno del Consiglio e la Commissione sono stati lunghi e impegnativi, prova ne sono gli ultimi tre giri negoziali di quest’ultima settimana con tre triloghi rispettivamente di 17, 14 e 10 ore, terminati all’alba o nel mezzo della notte.

Il risultato però non può che renderci soddisfatti di questo sforzo che ha visto numerosi risultati per il nostro Paese e il nostro Partito. Cerco di riassumere qui i 4 più importanti:

La quota di pre-finanziamento è stata aumentata del 30%. Questo è un enorme risultato del Parlamento Europeo, che ha insistito affinché delle maggiori risorse fresche arrivassero già l’anno prossimo per sostenere le fasce più vulnerabili della nostra società, l’economia e le riforme nei nostri Paesi.

il Recovery Fund adesso avrà un chiaro ambito di applicazione, che supera la logica esclusivamente basata sulle riforme strutturali. Il Parlamento è riuscito ad includere sei pilastri intorno ai quali dovranno essere costruiti i piani nazionali, facendo attenzione in particolare agli investimenti, intorno ai sei pilastri, nella transizione verde e trasformazione digitale, una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, coesione sociale e territoriale, resilienza economica, sanitaria e sociale, e politiche per giovani e l’infanzia.

Finalmente il Recovery Fund avrà tra i suoi ambiti di applicazione il tema sociale come uno dei principali. Questo è risultato soprattuto della nostra famiglia politica europea, i Socialisti e Democratici. Politiche di sostegno ai giovani, all’infanzia, al lavoro, educazione, formazione, solo per citare alcune, avranno adesso spazio per essere incluse all’interno dei piani dei governi.

Il 37% dei piani nazionali dovranno contribuire alla transizione verde e il 20% al digitale. La crisi legata al Covid, il distanziamento sociale e il lockdown hanno reso ormai imperativa un’azione verso queste due aree tematiche. Abbiamo aggiornato le metodologie per la categorizzazione degli investimenti e riforme verdi in modo da assicurarci che i fondi spesi siano in linea con le nuove sfide che l’Europa si è posta in riduzione di emissione per il 2030 e 2050.

Ho vissuto questa esperienza in prima persona, a capo del team negoziale del Parlamento Europeo, e presiedendo le riunioni politiche e preparatorie di questo regolamento. Non è stato facile trovare un accordo che trovasse il giusto compromesso tra tante diverse forze politiche, e 27 Stati, ma proprio per questo, possiamo ritenerci particolarmente soddisfatti del risultato finale. Adesso, inizia però la seconda sfida dopo aver lavorato affinché tutti gli ingredienti per la ripresa siano già stati inclusi nel regolamento, è tempo di implementarli per tutti i governi con progetti e riforme che abbiano davvero l’ambizione di poter sostenere una ripresa sostenibile ed inclusiva in Europa.