Migliaia di persone – tra loro bambini non accompagnati – vagano per i boschi della Bosnia, dormono sotto tende sepolte dalla neve, lottano per un pezzo di pane. Ci deve muovere, di fronte a questa nuova catastrofe umanitaria, un nuovo scatto di indignazione civile di fronte a questioni del mondo contemporaneo chi si presentano sotto le forme più feroci e inaccettabili che riguardano la stessa sopravvivenza. Nel cuore dell’Europa succede qualcosa che, ancora una volta, non ci può lasciare indifferenti.
Sulla rotta balcanica si muore di freddo e di fame. Qui, a due passi da noi. Che siamo l’Unione europea e che torniamo ad apparire una fortezza. Non va bene, no che non va bene. Migliaia di persone – tra loro bambini non accompagnati – vagano per i boschi della Bosnia, dormono sotto tende sepolte dalla neve, lottano per un pezzo di pane.
Ci deve muovere, di fronte a questa nuova catastrofe umanitaria, un nuovo scatto di indignazione civile di fronte a questioni del mondo contemporaneo chi si presentano sotto le forme più feroci e inaccettabili che riguardano la stessa sopravvivenza. Nel cuore dell’Europa succede qualcosa che, ancora una volta, non ci può lasciare indifferenti. Parliamoci chiaro: è in corso una battaglia per la vita. Che alcune migliaia di persone, in fuga dalla disperazione, combattono a mani nude. Nel vero senso della parola.
Noi non chiudiamo gli occhi. C’è un problema umanitario che va affrontato con urgenza e che non può essere lasciato all’abnegazione e al coraggio di alcune organizzazioni non governative e di soccorso. Queste fanno la loro parte e mai si smetterà di ringraziare. C’è, d’altro canto, un problema politico che riguarda le istituzioni, europee e nazionali. Cosa si fa per affrontare alla radice questo dramma che si consuma alle nostre porte? E, qui, si deve constatare che qualcosa, anche di grosso, non va. Perché a questa “rotta balcanica”, percorsa da migliaia di migranti afghani, siriani, pakistani e di altre nazionalità, si è opposta la reazione europea. Ormai è dimostrato da molti punti di osservazione che dentro l’Ue, in Paesi dell’Ue (Slovenia, Croazia e anche Italia), si mettono in pratica violazioni del diritto internazionale e dei Trattati.
La questione è molto importante. Una sequela di testimonianze, e persino negli ultimi giorni di sentenze della magistratura, hanno dimostrato che Italia, Slovenia, Croazia si rendono protagoniste di una catena di respingimenti illegali di migranti che si presentano alle frontiere. Come è noto, si tratta di procedure inammissibili perché i migranti hanno il diritto inviolabile di poter presentare richiesta di asilo e di protezione. Noi parlamentari non possiamo far passare impunemente queste politiche di Stati membri dell’Unione. Parliamoci chiaro: i campi, gli orribili campi di Bosnia, vanno smantellati e i profughi vanno ammessi nell’Ue. Non v’è altra strada. Bisogna aprire corridoi umanitari. Bisogna fare, con il coordinamento della Commissione, tutto quanto è doveroso per porre termine a questa condizione insopportabile.
Una delegazione di deputati italiani parte dunque per la Croazia e la Bosnia per andare a vedere di persona quel che avviene e per, poi, riportare nelle sedi istituzionali la denuncia e le proposte di soluzione. Non c’è più tempo da perdere.