“Se non ci fosse stata l'Unione europea la corsa ai vaccini sarebbe stata un disastro: non avremmo una solo dose in più ma avremmo una lotta tra gli Stati che avrebbe fatto crescere i prezzi.
A oggi sono stati consegnati in Europa circa 43 milioni di dosi, negli Usa circa 96 milioni. Alla fine di marzo il nostro obiettivo è arrivare a 95-100 milioni di dosi.
Sosteniamo lo sforzo per raggiungere l'obiettivo del 70% della popolazione adulta vaccinata prima della fine dell'estate e per contribuire alla campagna di vaccinazione globale.
Gli Stati membri devono mettere in pratica velocemente la loro politica vaccinale perché la capacità di produzione di dosi aumenta di settimana in settimana e i singoli Paesi devono essere capaci di organizzare la logistica e le infrastrutture.
All'Italia, ad esempio, sono state consegnate 6.542.260 dosi e ne sono state somministrate 4.434.131.
Le aziende farmaceutiche devono garantire le forniture indipendentemente dal prezzo concordato e per il futuro dobbiamo prevedere delle sanzioni pesanti per chi non rispetta i contratti.
Quanto alla velocità delle procedure di autorizzazione da parte dell’Ema se un Paese per delle ragioni di urgenza vuole non aspettare l'autorizzazione dell'Ema può farlo ma a suo rischio e pericolo, e non ha la garanzia totale della sicurezza scientifica fornita dall'Ema. La Gran Bretagna ha scelto questa via e ha dato il via libera almeno un mese prima dell’Europa.
L'Ue ha dato precedenza alla sicurezza per accertarsi che i vaccini non comportassero rischi per i cittadini.
In questo momento la Commissione europea è al lavoro per sciogliere i nodi che rallentano la campagna vaccinale, a partire dalla produzione e per questo l'Ue sta aiutando gli Stati membri a rafforzare le filiere produttive dei vaccini o per operazioni ausiliarie come per esempio l’infialamento, con l'obiettivo di arrivare ad una autosufficienza nella produzione. Senza l'azione dell'Ue con il commissario Breton, il nostro Governo non avrebbe quindi potuto accelerare sulla produzione italiana.
Sui brevetti: è vero che bisogna proteggere la proprietà intellettuale ma oggi siamo in una pandemia mondiale e l'interesse della salute deve prevalere su tutto. Inoltre, il rischio di impresa è minimo in quanto le aziende hanno certezza delle vendite grazie ad accordi già sottoscritti; oltre a ciò dobbiamo ricordare che lo sviluppo dei vaccini è stato supportato da fondi pubblici ingentissimi, per questo chiediamo che accanto all'azione volontaria di concessione dei brevetti si debba essere pronti a percorrere le altre strade che già esistono dal punto di vista giuridico, come la sospensione temporanea dei brevetti o le licenze obbligatorie.
Al momento ogni sforzo deve essere concentrato a raggiungere l'obiettivo individuato dalla Commissione di vaccinare il 70 per cento degli europei prima della fine dell'estate. Non vogliamo percorrere la strada delle polemiche del giorno per giorno ma siamo molto esigenti perché vogliamo di più dalla Commissione, in particolare sulla trasparenza dei contratti e sul nel rispetto dei contratti, osando anche misure coraggiose per difendere l'interesse pubblico”, così la delegazione degli europarlamentari del Partito democratico sulla strategia vaccinale dell’Ue e a poche ore dal voto in Plenaria sul programma Ue della salute (EU4Health).