Non c'è crescita economica né transizione ecologica senza equità sociale. Per questo da mesi lavoriamo al Parlamento europeo per fare in modo che l'attenzione alla giustizia sociale sia il pilastro delle due più importanti iniziative dell'Unione europea di questa legislatura: il piano di rilancio Next Generation Eu e il Green Deal europeo.
Un lavoro che questa settimana ha portato i suoi frutti con l'approvazione da parte dell’Ecofin del piano di riforme italiano, il Pnrr, e la presentazione del pacchetto di proposte legislative “Fit for 55” che definisce le azioni concrete per raggiungere l'obiettivo del 55% di riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2055.
In entrambe le iniziative l'attenzione al sociale assume un valore davvero centrale, perché si declina in una serie di misure e investimenti ispirati alla necessità di ripensare l'economia nel senso dell'equità e della sostenibilità, rileggendo criticamente i fallimenti passati di una governance economica concentrata troppo sui pareggi di bilancio e su misure ambientali non attente alle ricadute sociali. Affrontare il cambiamento climatico richiederà infatti interventi ambiziosi, anche radicali, che avranno un impatto sul nostro settore produttivo e in società. Per questo è essenziale che questa transizione sia accompagnata da misure sociali di carattere veramente strutturale, e non soltanto da qualche bonus o incentivo pensato per far digerire misure impopolari.
Oggi ad esempio sappiamo con certezza che l'aumento della crescita economica, e quindi della sostenibilità delle finanze pubbliche, passa più che dai tagli ai bilanci dal miglioramento del tasso di occupazione e di istruzione di giovani e donne. Per questo su parità di genere, conciliazione vita lavoro, istruzione e formazione sia il piano europeo che la sua concreta applicazione italiana prevedono investimenti significativi.
Allo stesso modo sul Green Deal siamo soddisfatti che la Commissione, in particolare grazie al lavoro del vicepresidente socialista Frans Timmermans, abbia raccolto le nostre indicazioni e abbia proposto l'istituzione di un nuovo Fondo sociale per il clima il cui obiettivo è assegnare finanziamenti specifici agli Stati membri per aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica, in nuovi sistemi di riscaldamento e raffrescamento e in una mobilità più pulita. I recenti aumenti dei prezzi delle bollette devono essere un segnale di allarme da non sottovalutare, così come devono essere ascoltate con attenzione le richieste del settore industriale del nostro Paese.
Inoltre bisogna fare particolare attenzione a non mettere le nostre imprese in condizione di svantaggio rispetto alla concorrenza dei Paesi Terzi. A questo scopo, il pacchetto “Fit for 55” propone la creazione di un nuovo meccanismo, il cosiddetto Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), che servirà a fissare un prezzo al nostro confine delle emissioni di carbonio di alcuni beni prodotti al di fuori dell'Unione, in modo tale da non consentire all’interno del nostro continente l’ingresso di materiali meno costosi perché prodotti senza rispettare le norme ambientali vigenti in Europa. Ciò servirà a proteggere le aziende virtuose sul nostro territorio dal dumping ambientale e proietterà l’Unione Europea alla guida della lotta globale al cambiamento climatico, che è la battaglia più importante della nostra generazione. E che non possiamo permetterci di perdere.
Brando Benifei