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Editoriale di Brando Benifei, Settembre 2021

Abbiamo perso tanto, tantissimo tempo. Dall'attacco alle Torri Gemelle alla guerra in Afghanistan, con la sua tragica conclusione, dalla crisi finanziaria globale alla crisi dell'euro e della Grecia, dalle mille guerre e rivoluzioni ai nostri confini agli attentati terroristici sul nostro territorio, dall'emergenza rifugiati all'emergenza diritti umani e diritti civili dentro e fuori i confini dell'Ue.

Per tutti questi anni l'Unione europea è stata troppo spesso alla finestra, bloccata da veti incrociati e da un livello di integrazione ancora insufficiente, tentando di nascondere la scarsa volontà politica dei suoi leader balbettando scuse e agendo, spesso, troppo poco e troppo tardi. Soprattutto, per anni questo gap tra la velocità della Storia e la lentezza dell'Unione europea ha aperto un baratro che ha inghiottito troppe vite umane, a partire dai migliaia di morti che giacciono in fondo al Mediterraneo.
Oggi però dobbiamo riconoscere che c'è stato un cambio di passo. Messa all'angolo da una pandemia senza precedenti e da un'altra crisi economica globale l'Unione europea ha fatto tesoro di vent'anni di ritardi e troppi errori, denunciati dalle forze politiche progressiste ma non sempre forti abbastanza per cambiare le cose, e ha avuto quello scatto d'orgoglio che molti di noi auspicavano, chiedevano e a cui lavoravano da tempo, senza farsi scoraggiare dai passi falsi e dalle critiche ingenerose e ideologiche di euroscettici e sovranisti.

In pochi mesi l'Unione è riuscita a creare una politica europea sui vaccini, nonostante i limiti istituzionali che hanno provocato non pochi problemi nei primi mesi della campagna vaccinale, diventando l'area del mondo oggi più avanti nelle vaccinazioni, superando Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele, diventando allo stesso tempo il maggior esportatore mondiale di vaccini e dunque la “farmacia del mondo”. Allo stesso tempo sul fronte economico è stato varato il Next Generation Eu, il piano economico senza precedenti, politicamente impensabile fino a pochi mesi fa, che creando per la prima volta del debito comune, da finanziare con risorse proprie dell'Unione, abbatte d'un colpo tabù che sembravano granitici e fa fare un grande passo avanti all'UE nella direzione di una unione veramente federale.

Non è un caso se oggi sono i nazionalisti e gli euroscettici a non sapere più cosa dire e gli indici di consenso dell'Unione sono risaliti. Per questo la settimana scorsa nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo abbiamo salutato con un lungo applauso bipartisan il discorso sullo stato dell'Unione della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.

Certo, ora molti dei progetti avviati o annunciati dovranno essere trasformati in realtà e non sarà facile. Ma possiamo contare sulla nuova consapevolezza che l'Europa se vuole ha la forze per affrontare e superare le sfide che possono sembrare impossibili. Una determinazione incarnata dalla nostra Bebe Vio, che la Presidente della Commissione ha voluto invitare nell'aula di Strasburgo per mostrare il volto di un'Europa che molti non sospettavano: giovane, ambizioso e tenace. Un’Unione più unita e solidale sembrava impossibile ma invece si può fare.


Brando Benifei