È nostro dovere proteggere le cittadine e i cittadini afgani che desiderano costruirsi una vita sicura e dignitosa al di fuori del proprio Paese. Poiché l’esodo dall’Afghanistan sarà principalmente regionale, l’UE dovrà fortemente sostenere logisticamente e finanziariamente i Paesi limitrofi più impegnati nell’accoglienza della popolazione afgana all’interno dei loro confini.
Il dramma dell'Afghanistan è già quasi scomparso dalle prime pagine dei quotidiani internazionali e nazionali, ma i sogni e le speranze del suo popolo non possono essere dimenticati. Per questo motivo il Parlamento europeo, con una risoluzione approvata giovedì 16 settembre, ha ribadito il suo impegno per la pace e la democrazia in Afghanistan.
Nella risoluzione si chiede all'Ue di intensificare gli aiuti umanitari e riavviare le evacuazioni, anche tramite corridoi umanitari, delle persone più a rischio, tra cui donne e bambini, difensori dei diritti umani, persone LGBTI+ e minoranze religiose ed etniche. Questo impegno non costituisce affatto un riconoscimento politico dei talebani che, ogni giorno di più, dimostrano di voler cancellare i risultati positivi conseguiti negli ultimi 20 anni. Lo sblocco di qualsiasi sostegno finanziario europeo dovrà quindi necessariamente dipendere dall’effettivo rispetto dei diritti umani, oltre che degli impegni in materia di lotta al terrorismo.
È nostro dovere proteggere le cittadine e i cittadini afgani che desiderano costruirsi una vita sicura e dignitosa al di fuori del proprio Paese. Poiché l’esodo dall’Afghanistan sarà principalmente regionale, l’UE dovrà fortemente sostenere logisticamente e finanziariamente i Paesi limitrofi più impegnati nell’accoglienza della popolazione afgana all’interno dei loro confini. Proprio per questo nella risoluzione si ribadisce un concetto importantissimo: le politiche di sostegno non possono costituire uno strumento di esternalizzazione delle nostre frontiere. Oggi più che mai è fondamentale che l’UE e i suoi Stati membri elaborino una vera e propria politica di asilo e migrazione comune incentrata sui principi di solidarietà ed equa condivisione delle responsabilità tra Stati membri. Il gruppo S&D si è fortemente impegnato in questo senso per includere nel testo della risoluzione il blocco dei rimpatri, la riesamina delle domande di asilo e l’utilizzo della Direttiva sulla protezione temporanea.
Non vi è dubbio che il disimpegno degli USA ci ponga davanti alla necessità di ripensare il ruolo dell’UE a livello globale. I diritti umani devono essere uno dei fari della nostra politica europea: tutelare le persone a rischio della propria vita e private dei diritti fondamentali deve essere un obiettivo di ogni Paese democratico che crede nella pace, nella solidarietà e nella giustizia.
Giuliano Pisapia