22
Dic

Editoriale di Brando Benifei, plenaria dicembre 2021

Con la sessione plenaria di dicembre, appena conclusasi a Strasburgo, abbiamo tagliato il traguardo di metà legislatura. Rispetto al momento dell’insediamento del nuovo Parlamento europeo dopo le elezioni del 2019 e la nomina della nuova Commissione, ci troviamo in un contesto politico profondamente mutato. Sono caduti infatti molti tabù dei partiti conservatori europei e dei Paesi del nord, anche grazie al senso di urgenza dettato dalla pandemia che ha messo a nudo le illusioni sovraniste sulla possibilità dei singoli Stati di esistere nella bolla del proprio isolazionismo. 

Così sono passate molte delle proposte che da anni portiamo avanti al Parlamento europeo come Gruppo dei Socialisti e Democratici, dal rilancio dell'economia con gli investimenti pubblici, invece dei tagli di bilancio, alle emissioni di debito comune, dalle risorse proprie dell'Ue per rafforzare il budget comunitario, all'attenzione concreta ai temi sociali che riguardano le vite dei cittadini, ad esempio la nuova garanzia per l'infanzia, il salario minimo europeo, la nuova proposta di legge europea sui rider, ovvero una nuova direttiva per l’innalzamento delle condizioni di lavoro sulle piattaforme, che si pone come obiettivo quello di porre fine allo sfruttamento dei lavoratori della Gig economy, in particolare grazie alla presunzione di subordinazione rispetto le grande imprese digitali che possiedono e controllano tali piattaforme, come ad esempio nel settore del delivery.

Si è concluso un anno certamente molto difficile, ma pieno di importanti novità sul fronte normativo. Vorrei menzionare l'approvazione del Parlamento europeo della posizione sulla proposta di normativa sui mercati digitali (DMA), che permette di avviare i negoziati con il Consiglio, mentre finiamo di mettere a punto l'altra parte della proposta per regolamentare lo strapotere di Big Tech: il Digital Service Act (DSA). Sono due tasselli fondamentali di un quadro di riforme più ampio con cui nel 2022 possiamo veramente imporre una ventata di cambiamento all'Unione europea anche sul fronte delle grandi trasformazioni digitali.

Inoltre, l’importante mutamento del panorama politico continentale ci permette di andare avanti con la battaglia per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Il senso di fragilità diffuso dalla pandemia ha creato una nuova spinta a rilanciare l’agenda sociale e progressista in tutto il continente, con una nuova centralità delle politiche pubbliche in questa fase delicata per la ripartenza dell’economia.

Il cambiamento piu’ significativo riguarda certamente la chiusura dell’era Merkel in Germania, con l'elezione di un cancelliere socialdemocratico, Olaf Sholz, in coalizione con Verdi e Liberali che hanno smussato le rigidità ideologiche del passato e oggi si dicono pronti ad accettare una riforma del Patto di Stabilità per permettere più crescita e investimenti. A gennaio inoltre inizia la presidenza francese di turno dell'Ue, una tappa che permetterà al Presidente Macron di sostenere il superamento delle rigidità del sistema di Maastricht, ovvero quella regola del 3% del deficit che lui stesso ha definito in passato ormai ‘’sorpassata’’, in attesa delle elezioni presidenziali.

L'anno prossimo poi tireremo le somme della Conferenza sul futuro dell'Europa in cui tanti cittadini europei e tantissimi giovani hanno chiesto più diritti, più trasparenza, più attenzione ai temi concreti e più unità europea.

A loro dobbiamo delle risposte. 

Al Parlamento europeo siamo riusciti a incalzare la Commissione sul rispetto dello stato di diritto nei Paesi dell'Est approvando il nuovo meccanismo di condizionalità, che lega l’erogazione dei fondi europei, comprese le risorse di Next Generation EU, al rispetto del diritto e dei diritti UE. 

Ora dobbiamo essere coerenti e assumerci le nostre responsabilità, soprattutto smettendo di girarci dall'altra parte sulle condizioni disumane di migranti e rifugiati alle nostre frontiere. Questa sarà la sfida più difficile del 2022, ma la lezione di questi anni ci dovrebbe aver insegnato che inseguire gli slogan della destra non porta lontano. Serve coraggio, ambizione e coerenza con i nostri valori, per costruire un’Europa solidale, libera, giusta.


Brando Benifei