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Gen

La voce dell'Ue nella questione Ucraina

L’Unione Europea non può più permettersi di sonnecchiare, né di parlare con ventisette voci diverse, talvolta dissonanti. Nelle relazioni con un vicino importante come la Russia è necessario avere le idee chiare. Altrimenti, questa debolezza rischia di ridurre l’autonomia europea anche in politica interna.  

Le tensioni tra Ucraina e Russia si trovano in uno stato sospeso. Il governo russo si è impegnato a tenere aperta il dialogo, a seguito dell’incontro Blinken-Lavrov. In cambio, gli Stati Uniti hanno promesso una risposta scritta alle proposte russe, che fino a qualche settimana fa erano considerate irricevibili, alzando precauzionalmente il livello di allerta delle proprie truppe NATO. La speranza è che la diplomazia alla fine prevalga. 

In questo contesto però, l’Unione Europea non può più permettersi di sonnecchiare, né di parlare con ventisette voci diverse, talvolta dissonanti. Nelle relazioni con un vicino importante come la Russia è necessario avere le idee chiare. Altrimenti, questa debolezza rischia di ridurre l’autonomia europea anche in politica interna.  

L’Unione Europea non può disinteressarsi del rapporto strategico con la Russia ed essere allo stesso tempo dipendente dal suo gas, che equivale a circa un terzo del consumo energetico UE. Ne va del successo della transizione ecologica. 

Inoltre, per quanto convinti che il commercio tra le nazioni, il rispetto dei diritti umani e la democrazia siano il miglior antidoto alla guerra, bisogna tenere in considerazione che i nostri vicini possano avere una percezione della (in)sicurezza diversa e che intendano agire di conseguenza. Detto in altri termini, il muro contro muro con la Russia riguardo la sicurezza dell’Europa orientale potrebbe avere dei costi troppo alti.  

Detto questo, le trattative su come rivedere il sistema di sicurezza della regione rimangono ancorate ad un dialogo a due, tra i nostri alleati statunitensi e la diplomazia russa. Non possiamo permettercelo. Specie se queste trattative dovessero fallire e dare luogo a delle prove di forza e conseguenti reazioni, i cui costi ricadrebbero in gran parte in Europa. 

Perché se pensiamo a noi stessi come un continente di pace, di benessere, di rispetto dei diritti umani, dobbiamo anche assumerci la responsabilità di lavorare affinché questa idea non venga strumentalizzata dall’assertività altrui. Attenzione, non significa ripristinare la coscrizione militare obbligatoria. Significa avere la capacità di dare al colosso economico europeo una chiara consapevolezza strategica. Una consapevolezza circa i limiti che vogliamo porci riguardo all’allargamento dell’UE come progetto politico, ma anche sulle misure che siamo disposti ad adottare insieme - in coerenza con l’alleanza atlantica - in funzione di deterrenza contro eventuali minacce esterne. Evitare una discussione del genere significherebbe voltare le spalle alle leggi della storia. 


Andrea Cozzolino