Il momento dell'Europa è ora. Dopo anni a parlare di futuro, di federalismo e di superamento di politiche dell'austerità, oggi tutti gli astri del firmamento istituzionale europeo sono allineati per permettere quel balzo in avanti nel processo di integrazione comunitaria che non è mai stato così drammaticamente urgente.
La sessione plenaria del Parlamento europeo di maggio è stata tra le più importanti di questa legislatura, perché ha coinciso con le conclusioni della Conferenza sul futuro dell'Europa, con la risoluzione degli eurodeputati che ha chiesto la convocazione di una Convenzione per la modifica dei trattati, con il discorso del premier Mario Draghi e, il 9 maggio a Strasburgo, con il discorso del presidente francese Emmanuel Macron che, fresco di rielezione, ha rilanciato le proposte del segretario Enrico Letta per la creazione di una cerchia di Paesi legati all'Ue ma fuori dal nucleo più avanzato.
Per troppi anni il dibattito pubblico sull'Unione europea è stato dominato dalle sparate populiste degli euroscettici e dei sovranisti. Da qualche tempo però il vento è cambiato. I “no euro” alla Salvini hanno dovuto riporre nell'armadio felpe euroscettiche e magliette putiniane, la Commissione Ursula è stata votata con una maggioranza inaspettata e la nuova Presidente del Parlamento Metsola ha lavorato sul terreno preparato dal Presidente Sassoli, a fronte di figure come quelle della Meloni e dei suoi sodali, che cercano di saltare sul carro dei vincitori, nascondendo dietro un europeismo posticcio e poco credibile il loro sovranismo, incompatible con l'integrazione europea necessaria ad affrontare le sfide del presente.
Analoghi cambiamenti di stagione politica si sono verificati negli altri Paesi europei e oggi, ad esempio, i falchi dell'austerità in Paesi come l'Olanda sono stati progressivamente indeboliti e oggi c’è maggiore disponibilità a riscrivere le regole della governance economica dell'Unione in senso più progressista, mentre la Germania è guidata dai socialdemocratici e la Francia ha appena rieletto un presidente con una forte proposta di riforma europea.
La pandemia, con la pronta risposta dell'Ue con il piano Next Generation Eu, e il dramma della guerra hanno travolto le ultime esitazioni.
E lo spettacolo indecente dell'Ungheria di Orban che, grazie al potere di veto, blocca la decisione di tutta l'Europa di mettere un embargo sul petrolio russo ha mostrato plasticamente i limiti delle nostre istituzioni comunitarie, che Draghi a Strasburgo non ha esitato a definire “inadeguate”.
Come membro della plenaria della Conferenza sul futuro dell'Europa, insieme a Patrizia Toia ho lavorato un anno insieme a cittadini e associazioni per ascoltare le tante proposte per migliorare l'Ue e arrivare a definire 49 azioni concrete e realizzabili, molte immediatamente senza neanche toccare i trattati, alcune più strutturali, come l’abolizione del diritto di veto in Consiglio, il diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento Europeo e l’inclusione nei Trattati di un protocollo sul progresso sociale.
Proposte che rimettono in cima all’agenda europea la discussione su una vera Costituzione per l’Unione europea.
La risoluzione del Parlamento sull'apertura della Convenzione, insieme alla riforma elettorale che propone delle elezioni veramente europee e con delle liste transnazionali, era uno degli ultimi tasselli mancanti. Ora la parola passa al Consiglio dove, come al solito, non mancano le resistenze di chi, ad esempio, non vuole rinunciare al potere di veto.
Quella che si è aperta ora, tuttavia, è una finestra di opportunità storica in cui l'Italia è una parte fondamentale, grazie alla credibilità internazionale di Mario Draghi, ma anche del Partito Democratico, guidato dal suo segretario con idee chiare, principale partito di riferimento nella coalizione di Governo per quanto riguarda la direzione di marcia in Europa.
In ultima analisi spetterà agli italiani decidere che ruolo giocherà l'Italia nei prossimi anni, ma da oggi con la consapevolezza di avere davanti l'occasione di rilanciare l'Europa ed essere davvero tra i Paesi rifondatori di questa nuova pagina di storia comune degli europei, nella speranza di poter essere attori decisivi per riportare al più presto la pace nel continente.
Brando Benifei