Il settore del turismo rappresenta il 10% del PIL in Europa, con oltre 23 milioni di posti di lavoro; solo per il nostro paese, la Russia costituiva il decimo mercato per numero di arrivi e addirittura l’ottavo per numero complessivo di presenze. I costi per le imprese nel settore del turismo, soprattutto quelle medio-piccole, sono molto pesanti e sono stati stimati in 1,5 miliardi di euro solo per il mercato italiano.
La guerra in Ucraina sta portando a conseguenze economiche e sociali di enorme portata, soprattutto per settori specifici come quello dei trasporti e del turismo, che stavano faticosamente ripartendo dopo due anni di pandemia.
Il caro trasporti dovuto all’aumento esponenziale del prezzo del carburante e dell’energia, i prolungamenti sugli itinerari degli aeromobili per evitare determinati spazi aerei, la sospensione nelle spedizioni delle merci, il blocco della logistica del trasporto marittimo, sono solo alcuni dei servizi che si sono interfacciati per primi con le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina.
Il rallentamento del settore dei trasporti e quindi, più in generale, di una cospicua parte dell’economia, ha un forte impatto nella catena di approvvigionamento di tanti paesi europei e ripercussioni drammatiche per i numerosi settori che dipendono dai trasporti di persone e merci, come il turismo.
Le conseguenze del conflitto in Ucraina e delle giuste sanzioni economiche alla Russia sono il motivo del calo esponenziale del numero di turisti provenienti da Russia e Ucraina in molti paesi Europei. Il settore del turismo rappresenta il 10% del PIL in Europa, con oltre 23 milioni di posti di lavoro; solo per il nostro paese, la Russia costituiva il decimo mercato per numero di arrivi e addirittura l’ottavo per numero complessivo di presenze. I costi per le imprese nel settore del turismo, soprattutto quelle medio-piccole, sono molto pesanti e sono stati stimati in 1,5 miliardi di euro solo per il mercato italiano.
Questo contesto, impone allora una risposta chiara ed univoca: l’Europa deve dare il proprio contributo e fornire tutta l'assistenza necessaria alla filiera del turismo e dei trasporti, attraverso politiche fiscali, e nello specifico attraverso sgravi o agevolazioni mirate.
A sua volta l’Unione Europea deve rimodulare l’utilizzo delle risorse, per migliorare la liquidità e le fonti di finanziamento per le piccole e medie imprese, attraverso un potenziamento rilevante delle risorse del programma europeo per il Mercato Interno. Durante la plenaria di maggio a Strasburgo, il Parlamento ha provato a dare una prima risposta approvando una risoluzione perché siano garantite misure europee efficaci per questi settori in difficoltà.
Non possiamo più aspettare, è richiesto ora un concreto passo avanti verso una politica comune europea, anche nel settore del turismo, alla luce di quel federalismo pragmatico che lo stesso Presidente Draghi ha richiamato durante il suo discorso in plenaria a Strasburgo.
Elisabetta Gualmini