“La comunicazione terribile e disumana di dismissione del rapporto di lavoro a un giovane rider di ventisei anni, morto in un incidente stradale durante una consegna, rende l’ennesima vittima sul lavoro ancora più tragica e intollerabile. È indegno, disumano e fuori da ogni parametro di dignità che le decisioni più rilevanti sul lavoro vengano prese dagli algoritmi e dall’intelligenza artificiale”. Con queste parole Elisabetta Gualmini - europarlamentare del partito democratico e relatrice della direttiva sui rider e i lavoratori delle piattaforme al Parlamento europeo - ha commentato il decesso di Sebastian Galassi, il ciclofattorino fiorentino morto sul lavoro e a cui il giorno successivo è stato comunicato il licenziamento per mancata prestazione.
“In Europa ci stiamo battendo perché ci sia sempre una persona, non un algoritmo, che prenda le decisioni su questioni essenziali come il licenziamento, l’assunzione, la determinazione delle condizioni di lavoro. E allo stesso tempo vogliamo che ai rider e ai lavoratori delle piattaforme digitali siano garantite più tutele sulla salute, sulla sicurezza e sulla prevenzione. Bisogna porre un limite all’abuso del modello del falso lavoro autonomo e occasionale con cui alcune piattaforme sottraggono dignità e diritti fondamentali ai lavoratori. Le piattaforme devono garantire condizioni di lavoro adeguate e ritmi meno frenetici. Salario minimo, malattia, ferie, maternità e paternità, accesso ai servizi di previdenza sociale: sono tutele che vanno inserite subito nei contratti. Come la certezza che ci sia una persona dietro alla comunicazione di assunzione o di licenziamento, non una macchina o un algoritmo’.
“Questa strage silenziosa dei rider e dei ciclofattorini non può continuare – conclude Gualmini. Il lavoro deve tornare umano. La direttiva europea è al centro di un negoziato difficilissimo e complesso: noi andiamo avanti e confidiamo di approvare un testo giusto sui diritti di lavoratori spesso sfruttati e sottopagati. Non possiamo tornare al medioevo, le innovazioni e la tecnologia non vanno frenate né demonizzate ma accompagnate da giuste tutele.’