28
Mar

Efficienza degli edifici: la realtà oltre la propaganda

Non è vero che sarà una patrimoniale, che avrà costi sproporzionati o che ridurrà il valore del patrimonio immobiliare italiano. Al contrario: il miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici sarà un'occasione di sviluppo, di risparmio energetico e di miglioramento del nostro patrimonio immobiliare. Per capirlo, però, non basta fermarsi ai titoli, bisogna capire i dettagli, le deroghe, le opportunità di finanziamento e gli ampi margini di flessibilità a disposizione dei governi.

Mai come in questo caso abbiamo bisogno, di fronte a scelte e atti europei complessi e di cambiamento, di un “bagno di chiarezza” e di informazioni “vere”, perché stiamo subendo da mesi una falsificazione sulle misure della Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici (EPBD), una strumentalizzazione per creare un clima di spavento tra i cittadini, ipotizzando false conseguenze devastanti per i proprietari di abitazioni.

Niente di tutto questo!

Lasciamo, perciò, da parte questi toni allarmisti e guardiamo esattamente le cose come stanno: cioè le misure e le “cose da fare”, soprattutto da parte dei governi nazionali che, invece di dire NO e bloccare il futuro, devono mettere in campo risorse, programmazioni, strumenti e sostegni.


A che punto siamo

Dopo mesi di discussioni la direttiva EPBD, che è la revisione di una direttiva già esistente ed è uno dei provvedimenti previsti dal pacchetto “Fit for 55” necessario a raggiungere la riduzione delle emissioni climalteranti del 55% entro il 2030 (obiettivo che tutti i governi nazionali hanno fatto proprio con l’approvazione della Legge europea sul clima), è arrivata in aula.

Il Parlamento l’ha approvata il 14 marzo con 343 voti a favore e 216 contrari.

Hanno votato a favore i gruppi S&D, Renew, una parte del PPE, i Verdi e la Sinistra, mentre, invece, sono stati contrari i gruppi di destra ID (Lega) e ECR (Fratelli d’Italia) più una parte del PPE.

Le prossime tappe

Come sempre dopo l’approvazione da parte del Parlamento si apre ora la fase del “trilogo” (dialogo a tre), cioè della negoziazione con il Consiglio (alla presenza della Commissione) per arrivare ad un testo condiviso, quello che si chiama Posizione Comune tra i due legislatori (Parlamento e Consiglio).

Solo allora la Proposta sarà adottata definitivamente.

Inoltre, trattandosi di una direttiva (che deve essere recepita dai Paesi membri, a differenza dei regolamenti europei che entrano direttamente in vigore in tutta l'Ue), ci saranno 2 anni di tempo per il recepimento nelle legislazioni nazionali.

A questo punto toccherà al nostro Parlamento che potrà apportare qualche modifica, ma non sostanziale
Concretamente, e sulla base dell’esperienza, possiamo prevedere che nella fase del trilogo sia molto probabile e presumibile che ci saranno modifiche, o sulle classi o i requisiti minimi di prestazione, o (forse) sui tempi e sulle scadenze.
Succede sempre che, rispetto all’ambizione del Parlamento, che segna un’asticella più alta, il Consiglio abbassi gli obiettivi e gli impegni.
Quindi il testo approvato non è definitivo e prima di diffondere valutazioni negative e previsioni pessimistiche si dovrebbe aspettare la conclusione dell’iter legislativo.

Cosa abbiamo approvato

Cominciamo con la presentazione dei punti principali di ciò che il Parlamento ha approvato.

1) Requisiti minimi di prestazione energetica (classi energetiche da raggiungere)

Edifici residenziali


Commissione europea (proposta iniziale)

Parlamento (posizione del 14 marzo)

Consiglio (posizione iniziale)

Dal 2030 - classe F*

Dal 2030 - classe E*

---

Dal 2033 - classe E*

Dal 2033 - classe D*

Entro il 2033 - classe D**


* Sui singoli edifici e unità immobiliari

** Sul parco complessivo degli edifici

Deroghe

Una deroga per gli edifici protetti o di valore storico e architetturale, nonché per i luoghi di culto e per le abitazioni utilizzate per meno di quattro mesi l’anno è presente nella posizione di tutte e tre le istituzioni.

In aggiunta, il Parlamento europeo ha però previsto che gli Stati membri possano concordare con la Commissione un adeguamento dei requisiti minimi di prestazione energetica previsti

sulla base di una richiesta motivata, anche per motivi di fattibilità economica e tecnica nonché per la mancanza di forza lavoro qualificata sufficiente.

Tale adeguamento dei requisiti può riguardare fino al 22% del parco immobiliare residenziale, ma non può andare oltre il 1° gennaio 2037.

È inoltre prevista la possibilità di esonerare dagli obblighi l’edilizia popolare di proprietà pubblica quando sia dimostrato che gli interventi porterebbero a un aumento dei fitti per gli occupanti non equivalente ai risparmi energetici ottenuti.

Nel passaggio in aula, inoltre, è stato approvato un ulteriore emendamento (anche grazie al sostegno della Delegazione PD) che estende la deroga per edifici protetti e di valore storico anche ad altri edifici del patrimonio.

C’è, inoltre, un chiarimento importante da esplicitare circa le classi di prestazione energetica: l’intero sistema di classificazione degli edifici sarà rivisto dopo l’approvazione della Direttiva.

Ad esempio, la classe G sarà definita come il 15% del parco immobiliare esistente con le prestazioni energetiche peggiori.

Il che significa che le cifre che si leggono sulla percentuale di edifici che sono in classe G oggi e in virtù delle quali si fanno previsioni su quanto bisognerà rinnovare, non tengono conto di quello che la Direttiva chiede di fare, ovvero di ridefinire e riorganizzare la classificazione degli edifici.

La classe A corrisponderà agli edifici con le prestazioni migliori, ovvero zero emissioni. Tutte le altre classi (da B a F) dovranno essere definite dai governi nazionali assicurando una distribuzione uniforme sulla base degli indicatori di prestazione energetica.

Dire, dunque, che oltre il 70% degli edifici sarà in classe inferiore alla D e perciò soggetto a obblighi di ristrutturazione è sbagliato!


2) Caldaie

La posizione approvata dal Parlamento prevede che al più tardi dall’1 gennaio 2024 non si offrano più incentivi finanziari per l'installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili.

Si prevede, inoltre, che dal recepimento della Direttiva negli edifici nuovi e in quelli esistenti sottoposti a ristrutturazione profonda o dell’impianto di riscaldamento non sia più autorizzata l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili.

Un’eccezione, tuttavia, è stata introdotta per le caldaie ibride (ovvero quelle caldaie che possono funzionare sia a gas naturale che con energia rinnovabile), grazie anche al lavoro da me portato avanti nella Commissione parlamentare Industria ed Energia.


3) Edificio a emissioni zero

La proposta introduce la definizione di “edificio a emissioni zero” come quell’edificio ad altissima prestazione energetica e nel quale il fabbisogno molto basso di energia è interamente coperto da fonti rinnovabili a livello di edificio, distretto o comunità laddove tecnicamente fattibile.

Gli edifici a emissioni zero diventano la norma per gli edifici nuovi, il livello da conseguire mediante una ristrutturazione profonda a partire dal 2030 nonché la visione per il parco immobiliare nel 2050. Questa data è anticipata al 2027 per gli edifici di proprietà o occupati da enti pubblici.

"Edificio a energia quasi zero" (nel quale il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili) rimane la norma per gli edifici nuovi fino all'applicazione della disposizione di cui sopra per edifici a emissioni zero quando sarà recepita dagli Stati membri, e diventa il livello da conseguire mediante una ristrutturazione profonda fino al 2030.


4) Infrastruttura

Negli edifici non residenziali nuovi e/o sottoposti a ristrutturazioni importanti con più di cinque posti auto andrà garantita:

a. l'installazione di almeno un punto di ricarica per veicoli elettrici per ogni cinque posti auto;
b. l'installazione del pre-cablaggio per ciascun posto auto per consentire in una fase successiva di installare punti di ricarica per veicoli elettrici e
c. posti bici per almeno il 15% dello spazio disponibile.

Se l’edificio ha più di venti posti auto, andrà garantita, entro l’1 gennaio 2027, l’installazione di un punto di ricarica ogni dieci posti auto e posti bici per almeno il 15% dello spazio disponibile.

Negli edifici residenziali nuovi e/o sottoposti a ristrutturazioni importanti con più di tre posti auto andrà garantita:

c.a l'installazione di almeno un punto di ricarica per veicoli elettrici
c.b l'installazione del pre-cablaggio per ciascun posto auto e
c.c almeno due posti bici per abitazione.


5) Energia solare negli edifici

Il Parlamento ha inserito un nuovo articolo per normare l’installazione di pannelli solari sui tetti degli edifici.

  • Entro la data di recepimento della Direttiva, tutti gli edifici nuovi pubblici e non residenziali dovranno installare sistemi di produzione di energia solare.

  • Entro il 31 dicembre 2026, tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti dovranno installare sistemi di produzione di energia solare.

  • Entro il 31 dicembre 2028, tutti gli edifici nuovi residenziali e i parcheggi coperti dovranno installare sistemi di produzione di energia solare.

  • Entro il 31 dicembre 2032, tutti gli edifici sottoposti a una ristrutturazione dovranno installare sistemi di produzione di energia solare.


6) Sanzioni

Mentre la proposta originale della Commissione europea prevedeva che gli Stati membri stabilissero sanzioni applicabili alle violazioni delle disposizioni nazionali adottate in forza della direttiva, il Parlamento ha cancellato l’articolo corrispondente.


7) Misure di sostegno

Il Parlamento ha previsto, sostenendo la proposta della Commissione, che gli Stati membri:

  • predispongano finanziamenti, misure di sostegno e altri strumenti adatti per affrontare le barriere di mercato e stimolare gli investimenti necessari nelle ristrutturazioni energetiche;

  • adottino misure normative consone per rimuovere gli ostacoli di natura non economica alla ristrutturazione degli edifici;

  • promuovano l'introduzione di strumenti d'investimento e di finanziamento abilitanti, quali prestiti per l'efficienza energetica e mutui ipotecari per la ristrutturazione degli edifici, contratti di rendimento energetico, incentivi fiscali, sistemi di detrazioni fiscali, sistemi di detrazioni in fattura, fondi di garanzia, fondi destinati a ristrutturazioni profonde, fondi destinati alle ristrutturazioni che garantiscono una soglia minima significativa di risparmi energetici mirati e norme relative al portafoglio di mutui ipotecari;

  • agevolino l'aggregazione di progetti per consentire l'accesso degli investitori;

  • assicurino l'istituzione di strutture di assistenza tecnica, anche attraverso sportelli unici;

  • mettano in atto misure e finanziamenti per promuovere l'istruzione e la formazione al fine di assicurare una forza lavoro sufficiente con un livello adeguato di competenze corrispondenti alle esigenze del settore edilizio.

E ha, in aggiunta a quanto sopra, previsto che gli Stati membri:

  • stanzino risorse appropriate nell’implementazione dei programmi dell’Unione e negli schemi di finanziamento nazionali per le ristrutturazioni;

  • promuovano e semplifichino l’uso di partnership pubblico-privato;

  • assicurino procedure semplici per l’accesso delle famiglie ai finanziamenti;

  • affrontino attraverso il finanziamento pubblico i costi iniziali delle ristrutturazioni;

  • facilitino l’accesso al credito bancario, a linee di credito dedicate o a ristrutturazioni finanziate interamente da risorse pubbliche, sia nella forma di prestiti che di sovvenzioni;

  • tengano conto del reddito dei richiedenti quando dispongono incentivi finanziari così da targettizzare i nuclei familiari vulnerabili o a basso reddito;


Il Parlamento europeo, inoltre, ha stabilito che:

  • la Commissione e la BEI assicurino l’accesso al credito a condizioni favorevoli, facilitando lo sviluppo di strumenti finanziari, come ad esempio un “prestito europeo per le ristrutturazioni” o un “fondo europeo di garanzia per le ristrutturazioni”.

  • la Commissione assicuri che gli standard dei portafogli dei mutui incoraggino efficacemente le istituzioni finanziarie a incrementare il volume di prestiti forniti per le ristrutturazioni e per scoraggiare comportamenti controproducenti, come il rifiuto del credito verso chi ha abitazioni con prestazioni energetiche basse.

  • se del caso, nel prossimo bilancio pluriennale dell’Unione, la Commissione presenti proposte legislative per rafforzare gli strumenti finanziari disponibili e crearne di addizionali per supportare l’attuazione della Direttiva.


Cosa ho fatto io come membro S&D della Commissione ITRE

I cambiamenti ottenuti in sede di Commissione parlamentare non ci bastavano per questo in aula ho voluto presentare, con l’appoggio degli eurodeputati del PD, di S&D ed altri colleghi, due emendamenti sul punto delle misure di sostegno che per me restava e resta cruciale:

  • uno per “obbligare” la Commissione a prevedere strumenti finanziari nuovi nel prossimo bilancio pluriennale. Purtroppo, questo emendamento è stato respinto, anche per lo scarso sostegno dei Gruppi politici del centro destra;

  • un altro emendamento per chiedere alla Commissione europea una relazione al 2027, cioè prima dell’applicazione degli obblighi, sui progressi compiuti nei vari paesi verso il miglioramento dell'efficienza energetica e della prestazione energetica nell'edilizia;

  • un altro per monitorare e valutare in particolare l'efficacia e l’adeguatezza delle misure finanziarie esistenti e per illustrare strumenti aggiuntivi per facilitare la transizione giusta, (tra cui sufficienti risorse finanziarie, a livello unionale, nazionale o locale, per garantire stanziamenti indispensabili per la transizione).

Questo emendamento (approvato dall’aula con 336 voti a favore) è un miglioramento sostanziale del testo che dimostra come l’atteggiamento migliore (e più efficace nell’interesse dei cittadini) sia quello di lavorare sulle modifiche concrete e su miglioramenti per quanto riguarda le risorse, le deroghe e tempi piuttosto che sbandierare un ideologico “NO” per poi subire le decisioni prese da altri.

Già durante l’esame e la predisposizione del testo nella Commissione Industria ed Energia ho lavorato con la relatrice ombra responsabile del dossier per il gruppo S&D (la collega bulgara Penkova) affinché la bozza iniziale del relatore Verde (l’irlandese Cuffe) fosse rivista per tener conto delle specificità dei diversi Stati membri: tener conto in modo più realistico delle date e degli obiettivi da raggiungere, dare molta attenzione alla fattibilità economica, tecnica e alla adeguata preparazione dei lavoratori, inserire anche la previsione delle caldaie ibride e, in sintesi, stabilire maggiore flessibilità.


Cosa succederà quanto il testo finale sarà approvato

Ogni Stato membro, dopo il raggiungimento della Proposta Comune a seguito del trilogo e dopo l’approvazione definitiva in Europarlamento, dovrà recepire la Direttiva e stabilire un Piano Nazionale di ristrutturazione degli edifici che faccia una fotografia del parco immobiliare esistente, dei diversi tipi di edifici e della loro prestazione energetica, che definisca le politiche e la pianificazione per raggiungere gli obiettivi, con una tabella di marcia delle azioni e un calcolo degli investimenti necessari e gli strumenti di sostegno.

Fissati gli obiettivi, e gli spazi di flessibilità necessari starà ai governi nazionali definire come raggiungerli, programmare e organizzare l’attuazione del proprio piano.

A mio avviso sarà necessario definire una vera politica industriale nel settore edilizio con attenzione alla disponibilità e all’approvvigionamento dei materiali necessari ed a tutto il tema dell’occupazione che sarà coinvolta per garantire ad essa sicurezza e formazione.

L’edilizia è sempre stata un grande volano di crescita economica, è un settore che coinvolge materiali, sistemi tecnologici, macchinari e apparecchiature molto avanzati e molto altro.

In conclusione, se accompagnato da tutti gli strumenti legislativi programmatori e finanziari necessari, sia a livello europeo, che nazionale e locale, questo provvedimento di ondata di ristrutturazioni di efficientamento energetico porterà benefici al bilancio familiare dei cittadini all’economia nazionale e all’ambiente.


Patrizia Toia