19
Mag

La protezione degli ecosistemi marini

Le cause del deterioramento marino dipendono soprattutto dall’inquinamento e dal conseguente riscaldamento globale. Cause su cui l’intervento della Commissione è pressocché inesistente. Insomma, il sovrasfruttamento degli stock ittici è solo un aspetto marginale e non risolutivo del problema. 

Il timore dei pescatori è che il Piano d’azione seppure non vincolante possa avere ripercussioni e influire sui futuri regolamenti europei decretando la fine del comparto ed un’economia drogata da chi non sottostà alle regole e ai controlli Ue perché fuori dall’Unione. 

La settimana scorsa il Commissario europeo alla pesca Virginijus Sinkevičius ha partecipato alla plenaria del Parlamento europeo in cui si è discusso del Piano di Azione della Commissione per la protezione degli ecosistemi marini. Il suo arrivo è stato preceduto da una forte protesta dei pescatori italiani ed europei che hanno denunciato l’insostenibilità della messa a bando dello strascico dai mari europei. Un divieto a cui il Piano di Azione apre la strada attraverso una graduale eliminazione di questo tipo di pesca dalle aree Natura 2000 entro il 2030. 

Si tratta di un intervento tutt’altro che indolore per le marinerie che rischia di mettere in grande difficoltà migliaia di famiglie e un settore importantissimo per la nostra economia che conta oltre 20mila imbarcati e che contribuisce per il 25% agli sbarchi di prodotto ittico, con ben 7mila imbarcazioni. 

Sebbene noi Socialisti e Democratici abbiamo da sempre posto attenzione alla tematica ambientale, la posizione del Gruppo rispetto a questo Piano è stata anche quella di salvaguardare i lavoratori del comparto pesca. Personalmente ho invitato la Commissione a rivedere il documento per renderlo “sostenibile” su tre pilastri portanti: ambientale, economico e sociale. Perché dalla Lituania a Lampedusa servono regole sostenibili da ogni punto di vista.

Ma perché è importante che questo piano venga rivisto? In Commissione Pesca della quale faccio parte si è a lungo discusso degli effetti che il Piano d’azione avrebbe in concreto per il ripristino degli ecosistemi marini. Bene: mentre gli effetti economici e sociali sarebbero devastanti, su quelli ambientali mancano evidenze di significato.

 Come è stato evidenziato dalla stessa Commissione le cause del deterioramento marino dipendono soprattutto dall’inquinamento e dal conseguente riscaldamento globale. Cause su cui l’intervento della Commissione è pressocché inesistente. Insomma, il sovrasfruttamento degli stock ittici è solo un aspetto marginale e non risolutivo del problema. 

Il timore dei pescatori è che il Piano d’azione seppure non vincolante possa avere ripercussioni e influire sui futuri regolamenti europei decretando la fine del comparto ed un’economia drogata da chi non sottostà alle regole e ai controlli Ue perché fuori dall’Unione. 

Timori reali e condivisi dalla delegazione Pd al PE. Nel mio intervento in aula ho sottolineato l’esigenza di rivedere le misure previste e di non colpevolizzare i pescatori italiani ed europei ma predisporre invece soluzioni complesse, per quella che è una questione molto complessa.  La dimostrazione arriva dall’osservazione della realtà: la riduzione degli stock ittici e l'alterazione degli ambienti marini avvengono anche laddove non c'è attività di pesca.

Intere barriere coralline stanno morendo, eppure in quelle barriere non si pesca. Questo deve farci riflettere. Il tema della tutela del mare e della pesca mi sta molto a cuore non solo politicamente ma a livello personale. Mio padre era un pescatore ed anch’io lo sono stato. Nel corso di questi anni ho chiesto più volte di coinvolgere i pescatori nella tutela del mare e credo che siano la risorsa più preziosa che abbiamo per salvaguardare gli ecosistemi marini da cui dipende in prima battuta anche il loro sostentamento. 

Ripensiamo il Piano d’azione per loro e insieme a loro. Continuerò a lottare per preservare il lavoro di intere famiglie, in modo particolare nelle zone periferiche, come la mia terra, già fortemente penalizzate e colpite dalla crisi. Sul mare dobbiamo tutti impegnarci e serve una visione a 360 gradi perché rappresenta il liquido amniotico della nostra Europa.

Pietro Bartolo