Ci dicevano che imponendo regole severe avremmo frenato l'innovazione e invece abbiamo avuto il coraggio di imporre un modello che probabilmente diventerà lo standard per gli innovatori del mondo intero, gli stessi che oggi sono i primi a chiedere regole e limiti all'Intelligenza Artificiale. Mercoledì 14 giugno l'aula plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo ha adottato la sua posizione negoziale sulla normativa sull'Intelligenza Artificiale con 499 voti a favore, 28 contrari e 93 astensioni. Gli eurodeputati sono pronti ad avviare i colloqui con i governi dell'Ue sul testo definitivo.
Si tratta di un “voto storico”, ha sottolineato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, nella conferenza stampa che abbiamo tenuto insieme dopo il voto. Per me, in quanto co-relatore del Parlamento europeo, insieme al collega Dragos Tudorache, è la fine di un lungo lavoro durato due anni, ma per l'Europa è solo il primo passo: ora serve un'approvazione accelerata, un'applicazione efficace e una società pronta ad accogliere gli sconvolgimenti sociali generati da un'innovazione così radicale.
In questi ultimi anni l'Intelligenza Artificiale ha fatto tanti progressi ed è entrata nelle nostre vite in mille modi, tra algoritmi social, sistemi usati dalle forze di sicurezza e software usati dalle aziende con il boom delle consegne a domicilio e del telelavoro seguito alla pandemia. Però solo con la recente introduzione delle IA generative come ChatGPT la questione è apparsa sulle prime pagine dei giornali.
Proprio per l’intelligenza artificiale generativa nel Regolamento abbiamo previsto obblighi di trasparenza molto forti: dovranno essere riconoscibili i materiali prodotti da IA, dovranno essere identificati come tali i “deepfakes” di immagini, video o audio di persone che in realtà sono totalmente falsi, così come sarà necessario rendere pubblico in maniera sufficientemente dettagliato il materiale protetto da diritto d’autore usato per allenare il sistema, così da dare uno strumento ad autori e artisti di far valere i propri diritti in caso di violazioni.
Come si può immaginare, oggi tutti gli occhi sono puntati su di noi: mentre le Big Tech lanciavano l'allarme per le loro creazioni, l'Europa è andata avanti e ha proposto una risposta concreta ai rischi che l'IA sta iniziando a rappresentare. Vogliamo che il potenziale creativo e produttivo dell'IA venga sfruttato, ma durante i negoziati con il Consiglio ci batteremo allo stesso tempo per proteggere le nostre posizioni avanzate a tutela dei cittadini e consumatori e per contrastare i pericoli per la democrazia e le nostre libertà.
Nel voto di Strasburgo siamo riusciti a introdurre una serie di divieti tassativi all'utilizzo dell'intelligenza artificiale per pratiche come il 'social scoring', ovvero la classificazione dei comportamenti sociali, per l'uso di algoritmi che leggono le emozioni in contesti di lavoro o nelle scuole e per i sistemi di polizia predittiva, ovvero algoritmi che utilizzano sistemi di profilazione basati su dati personali o comportamenti passati.
E' stato anche approvato il divieto all'utilizzo delle tecnologie di riconoscimento biometrico per sorveglianza in tempo reale, questione che era la più controversa. Insieme alla Sinistra, ai Verdi e ai Liberali siamo riusciti a respingere l'emendamento presentato dal PPE che, in base alla loro visione securitaria, condivisa dal Governo italiano, introduceva eccezioni pericolose che aprivano a forme di sorveglianza massiva.
Nella realtà sono talmente tanti gli errori di questa tecnologia che il rischio di fermare degli innocenti partendo da immagini confuse e non definite è troppo alto, così è come è troppo alto il rischio di trasformare i cittadini in “codici a barre che camminano”.
Abbiamo invece giustamente mantenuto la possibilità di usare queste tecnologie per la ricerca di bambini scomparsi e per crimini molto gravi ma solo con autorizzazione giudiziaria e tramite acquisizione di immagini “ex post”, in modo da evitare rischio di controllo indiscriminato.
Inoltre rispetto alla bozza della Commissione sono stati aggiunti alla lista ad alto rischio anche i sistemi di intelligenza artificiale che possono influenzare gli elettori e l'esito delle elezioni.
Una questione fondamentale in vista delle elezioni europee dell'anno prossimo.
Nelle prossime settimane entrerà nel vivo il negoziato di merito fra Europarlamento, Consiglio e Commissione. Certamente terrà banco, tra gli altri, anche il tema delle tempistiche della entrata in vigore, ad esempio, rispetto ai requisiti richiesti per far entrare e permanere nel mercato europeo i modelli di intelligenza artificiale più potenti e i sistemi di tipo generativo, come ChatGPT e affini, si potrebbe discutere di accelerare l'entrata in vigore del Regolamento. Ho trovato interesse e volontà di lavorare insieme su questo da parte di alcuni rappresentanti dei governi europei.
Sul medio e lungo termine però bisogna ricordare che la normativa europea sull'intelligenza artificiale è fondamentale, ma non basterà a proteggere la società dal un cambiamento tecnologico così radicale e dall'inevitabile distruzione di milioni di posti di lavoro, se questo non è accompagnato da una coraggiosa e consapevole riforma del welfare europeo, da una normativa ad hoc per il mondo del lavoro, come chiesto dal Parlamento e dai sindacati europei, e da un sistema economico in grado di redistribuire adeguatamente la ricchezza aggiuntiva prodotta dai sistemi di IA.
Brando Benifei