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Editoriale di Brando Benifei, Luglio 2023

È il negazionismo climatico la nuova mecca della destra populista, la scialuppa di salvataggio dei naufraghi anti euro e anti Ue, l'ultima spiaggia dei no vax arenati sul duro scoglio della sconfitta della pandemia.

Dopo il Next Generation EU il fatto che l'Unione europea e la moneta unica ci proteggono dalle crisi è una cosa che oramai hanno capito tutti e i nostalgici della lira e gli euroscettici più o meno espliciti, come la gran parte delle forze oggi al governo in Italia, hanno dovuto prenderne atto, abbandonare i vecchi slogan e riporre le felpe “basta euro” nell'armadio, magari accanto alle t-shirts raffiguranti Vladimir Putin. Resta solo da attendere la marcia indietro sul Mes, da posticipare al momento in cui si nota di meno. 

La lotta ai vaccini poi è stata una stagione ancora più breve e sfortunata. I teorici del “complotto” sono stati smentiti dal successo degli acquisti comuni europei, dall'efficacia della campagna di vaccinazione che ha sconfitto la pandemia e dalla realtà di un'Europa che è diventata la forza trainante nella lotta al COVID 19 nel mondo.

Un bel problema per chi intanto sulle fake news, sulle teorie cospirazioniste e anti scientifiche e sulle aggressive campagne social ha costruito carriere e capitali politici. Per fortuna che a venire in soccorso ai populisti e alle destre del Continente c'è sempre la cara vecchia Unione europea, che ha per missione quello di affrontare i problemi globali, quelli che non sono alla portata degli Stati nazionali, ma che proprio per questo sono quelli più facili da mistificare perché sembrano esterni e lontani dalla vita di tutti i giorni. 

Via libera quindi alla campagna populista contro l'ambientalismo. Le forze politiche sono le stesse, sono gli stessi i personaggi politici, gli stessi i blog e i canali social, gli stessi gli argomenti contro l'Unione europea e la scienza. Come l'euro e i vaccini anche le politiche ambientali sono colpa dell'Europa e non servono a risolvere problemi globali spiegati dalla scienza ma sono frutto di cospirazioni e inganni.

Che importa che il 98% degli scienziati dica che il cambiamento climatico è reale o che il ripristino della natura porta più benefici economici che costi. Per chi si informa sui social a volte il parere di quel 2% di scienziati dissidenti sembra pesare quanto il 98% e non sono molti quelli che conoscono a sufficienza il meccanismo del consenso scientifico per sapere che un articolo su una rivista seria non vale quanto un blog, o che il 100% del consenso non esiste per quasi nessun tema.

Anche il negazionismo climatico, come euro e vaccini, sta disegnando una nuova linea di demarcazione sulla mappa della politica. La dimostrazione plastica della nuova dimensione della lotta politica l'abbiamo avuta nella plenaria di luglio del Parlamento europeo a Strasburgo sul voto sul regolamento Ue sul ripristino della natura. Da una parte le destre sostenute da forti gruppi di pressione e lobby, dall'altra un grande schieramento progressista, dai Verdi, al Gruppo dei Socialisti e Democratici che ha votato compatto, a buona parte dei liberali oltre a qualche frangia del Ppe, appoggiati fuori dall'aula dai giovani che reclamavano il futuro a cui hanno diritto. La novità è che questa volta anche il PPE, guidato da Manfred Weber, si è venduto alla destra radicale e al populismo per motivi elettoralistici. 

Questa volta abbiamo vinto noi, ma la vera sfida sarà quella delle elezioni europee dell'anno prossimo.


Brando Benifei