Quanto sta accadendo in Medio Oriente provoca sgomento e profonda preoccupazione per il futuro.
Il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza, con 500 voti a favore, 21 contrari e 24 astensioni, una risoluzione sulla condanna degli attacchi terroristici di Hamas, sul diritto di Israele alla propria sicurezza e sulla drammatica situazione a Gaza dove stanno morendo troppi civili innocenti.
Un risultato non scontato quello raggiunto in termini di unità di intenti considerato che la questione israelopalestinese è una delle più divisive in Europa e che l'impostazione del Parlamento europeo, con la richiesta di una pausa umanitaria, è diventata la base delle conclusioni del summit Ue di ottobre.
Noi Eurodeputati del Partito Democratico abbiamo sostenuto con convinzione la risoluzione, che chiede una pausa del conflitto a fini umanitari e una de-escalation, in linea con quanto richiesto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, a partire dal rilascio senza condizioni degli ostaggi, i cui familiari, presenti in una delegazione a Strasburgo in questi giorni, abbiamo avuto modo di incontrare privatamente per garantire il nostro supporto alla salvezza delle loro vite e più in generale alla sicurezza dei civili in questa difficilissima situazione.
Come è stato detto anche dalla nostra Segretaria, la si chiami pausa, tregua, cessate il fuoco: l’importante è che si fermi una strage di civili che colpisce chi non ha colpa e finisce a fare il gioco dei terroristi nell’infiammare le opinioni pubbliche arabe e non solo.
Ma sebbene il Parlamento Europeo abbia dato prova di grande unità e responsabilità, purtroppo l’Unione Europea nel suo complesso non si sta dimostrando all’altezza della situazione, con le diverse posizioni espresse dalla Presidente von der Leyen, dall’Alto Rappresentante Josep Borrell e con le dichiarazioni di singoli Commissari che sono intervenuti a titolo personale, come nel caso del Commissario ungherese Varhelyi; ma anche rispetto alle posizioni assunte dagli Stati Membri, che si sono presentati divisi in tre blocchi in occasione del voto in seno alle Nazioni Unite su una risoluzione che chiedeva una tregua umanitaria immediata e che il governo italiano ha sbagliato a non sostenere.
Una divisione che mette in evidenza l’incapacità dell’UE di giocare un ruolo da protagonista sullo scenario mediorientale negli ultimi decenni e portare avanti il lavoro su una soluzione di pace giusta e sicura fondata sul principio dei “due popoli due Stati’’, l’unica in grado di portare stabilità e prosperità alla regione, con la fine del terrorismo e lo stop alle colonie in Cisgiordania.
Ci stiamo battendo per costruire un’Europa capace di parlare con una sola voce sullo scenario internazionale e di avere una politica estera veramente comune in grado di affermare questi valori di pace e di rispetto del diritto internazionale: quale migliore esempio potremmo citare per dimostrare questa impellente necessità?
Brando Benifei