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Nuovi diritti per i rider europei

La direttiva avrà un impatto concreto su circa 30 milioni di lavoratori secondo gli studi - ciclofattorini, autisti che lavorano per piattaforme di lavoro digitale, persone che tramite queste piattaforme si occupano di pulizie e lavori di cura - ma, soprattutto, costituisce una pietra miliare della protezione del lavoratore nell'era digitale

Mercoledí 13 dicembre mattina, dopo un round negoziale di 12 ore, Parlamento europeo e Consiglio hanno raggiunto un accordo sulla direttiva per il miglioramento delle condizioni del lavoro da piattaforma. Il testo che esce rappresenta un risultato storico per tutta l'Unione, che rafforza e riconferma il modello sociale europeo. 

La direttiva avrà un impatto concreto su circa 30 milioni di lavoratori secondo gli studi - ciclofattorini, autisti che lavorano per piattaforme di lavoro digitale, persone che tramite queste piattaforme si occupano di pulizie e lavori di cura - ma, soprattutto, costituisce una pietra miliare della protezione del lavoratore nell'era digitale. Viene infatti regolamentato un modello di business fortemente in espansione, quello delle piattaforme di lavoro digitale, che troppo spesso operano in modo opaco ed offrono condizioni di lavoro non adeguate, anche a favore di quelle compagnie che operano sul mercato in modo corretto. 

Sono davvero orgogliosa del lavoro portato avanti nei due anni intercorsi dalla presentazione della proposta legislativa da parte del Commissario Schmit. Abbiamo introdotto un meccanismo efficace per correggere la piaga dei falsi autonomi, attraverso quella che si chiama “presunzione ribaltabile del vincolo di subordinazione”: in presenza di almeno due indicatori (su una lista di cinque) del fatto che la piattaforma controlla la performance del lavoro, il lavoratore si presume dipendente, a meno che la piattaforma non di mostri il contrario. L'inversione dell’onere della prova costituisce un enorme passo avanti per la protezione di questi lavoratori, tra i più deboli e sfruttati del mercato. 

Accanto a questo, vi é poi la parte che io ritengo, senza ombra di dubbio, quella che più guarda al futuro del lavoro. Per la prima volta viene infatti regolamentato l'uso dell’algoritmo nel mondo del lavoro, obbligando alla trasparenza dei meccanismi decisionali che hanno impatto sulle condizioni di lavoro, ma anche assicurando supervisione umana di tutte le decisioni relative. 

La conoscenza del funzionamento degli algoritmi permetterà che vi sia contrattazione tra le parti sociali, come è giusto sia per tutto ciò che determina le condizioni di lavoro. Ancora, il testo introduce un rafforzamento della normativa sulla protezione dei dati personali (che va quindi oltre quanto già imposto dal regolamento europeo) e vieta che decisioni circa la conclusione del rapporto di lavoro o la sospensione dell’account vengano assunte da una macchina. 

Ancora, le piattaforme dovranno dichiarare e quantificare la loro presenza alle autorità nazionali, in modo che da non poter sfuggire a tutti gli obblighi di legge, inclusi quelli legati alla tassazione.

Ora la parola passa agli Stati Membri, e mi aspetto che non vogliano prendersi la responsabilità di bloccare un testo tanto importante per il presente e il futuro del mondo del lavoro.


Elisabetta Gualmini