28
Mar

Editoriale di Brando Benifei, Marzo 2024

A marzo, nella penultima sessione plenaria della legislatura, l'assemblea di Strasburgo ha approvato in via definitiva con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni, la prima normativa vincolante al mondo sull'intelligenza artificiale, volta a ridurre i rischi e aumentare le opportunità, combattere la discriminazione e portare trasparenza. 

Grazie al Parlamento europeo le pratiche inaccettabili di IA saranno proibite in Europa e saranno tutelati i diritti dei lavoratori e dei cittadini. Un risultato a cui si aggiunge il via libera alla direttiva sui rider.

L'AI Act arriva a conclusione di un lavoro intenso durato più di due anni che ho seguito come co-relatore del Parlamento della normativa, insieme al collega Dragos Turodache. Abbiamo negoziato e consultato governi, enti ed esperti di tutto il mondo per una legislazione che molto probabilmente avrà un impatto mondiale, com'è già stato in passato per le normative sulla privacy e altre. 

Per questo ho ricevuto il premio di miglior eurodeputato della legislatura, un riconoscimento che mi onora e che rende giustizia non solo al mio lavoro, ma a quello di tutti quei colleghi della delegazione Pd, del Gruppo S&D e non solo che ritengono che il modo migliore per impegnarsi in Europa e onorare il mandato ricevuto dagli elettori sia quello di impegnarsi a fondo nei dossier, per quanto tecnici, estenuanti e lontani dai salotti televisivi. 

Molti altri, soprattutto nella nostra maggioranza di governo, scelgono la strada della piazzata a favore di telecamera il giorno della sessione plenaria, o l'opposizione pregiudiziale a qualsiasi provvedimento che suoni troppo europeista o ambientale, per evitare la fatica del negoziato e i rischi del compromesso.

Nella stessa plenaria di marzo inoltre abbiamo raggiunto un accordo fondamentale per creare finalmente un quadro normativo chiaro a tutela dei lavoratori delle piattaforme digitali. La famosa direttiva sui rider a cui ha lavorato Elisabetta Gualmini, che sembrava definitivamente affossata dai governi e invece è stata sbloccata a sorpresa grazie al ripensamento dei ministri di Estonia e Grecia, a riprova che l'Unione europea non è la dittatura franco-tedesca che si dipinge sui giornali, ma la vera casa della democrazia. 

Oggi sono ancora troppi i diritti non riconosciuti ai rider e ora l'Europa fa un grande passo avanti per regolare l'algoritmo e garantire a milioni di lavoratrici e lavoratori diritti salariali, sociali, previdenziali e condizioni di lavoro adeguate.

Sono solo gli ultimi due esempi che, insieme all'entrata in vigore del Digital Market Act e la recente apertura di indagini sui grandi colossi tecnologici da parte della Commissione, rappresentano l'inizio di un lungo lavoro per costruire un futuro a misura di essere umano, in Europa e altrove, di fronte all'accelerazione dei cambiamenti tecnologici.

Brando Benifei