«Le crisi climatiche sono per definizione complesse e generano problemi che si ripercuotono inevitabilmente anche su zone lontanissime rispetto a dove originariamente si manifestano. È il caso del bacino del Mediterraneo, da anni al centro dei flussi migratori dal continente africano, e oggi teatro della colonizzazione da parte di specie ittiche esogene che mettono a rischio la sostenibilità economica di intere filiere produttive e addirittura di alcuni Paesi». Lo ha affermato l’eurodeputata Alessandra Moretti nel corso della presentazione del progetto Hotspot Mediterraneo, questa mattina al Parlamento europeo in un incontro moderato dal giornalista di Euronews, Francesco Genovese.
Il progetto, realizzato dal giornalista e documentarista Stefano Liberti e dal fotografo Francesco Bellina, si concentra sugli effetti della diffusione dei granchi blu nel mare Adriatico e nel sud della Tunisia. Questi granchi provengono dall’Oceano Atlantico e dall’Oceano Indiano attraverso le rotte mercantili e distruggono la fauna ittica dei luoghi in cui si insediano.
Grazie a un lungo viaggio a tappe nei luoghi del granchio blu, Liberti e Bellina esplorano le conseguenze del fenomeno, l’eliminazione in pochi anni della fauna ittica, la fine dell’industria della pesca e la perdita del lavoro per decine di migliaia di persone.
«Una delle rotte migratorie che si sono attivate recentemente», spiegano gli autori, è proprio quella della Tunisia, «per la disponibilità di centinaia di imbarcazioni non più utilizzate nella pesca e perché per migliaia di persone che non hanno più nulla da fare, l’Europa è diventato l’unico approdo possibile».
«Si tratta a tutti gli effetti di migranti climatici», ha rimarcato in chiusura Moretti, «e il fenomeno è talmente complesso da meritare risposte articolate e concertate da parte di tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo. Anche in questo caso ci vorrebbe un soggetto unico, per lo meno sulle sponde settentrionali, cioè l’Unione europea anziché i singoli paesi membri».