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Editoriale di Brando Benifei, Aprile 2024

Con la sessione plenaria di aprile si chiude la legislatura iniziata nel 2019, la nona dalla prima elezione a suffragio universale diretto del Parlamento europeo del 1979. 

Tanta strada è stata fatta in questi 45 anni e tanta ne è stata fatta in questi ultimi cinque anni di storia europea costellata da crisi ed emergenze senza precedenti. 

Dalla pandemia all esplosione della crisi climatica all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia al conflitto in Medioriente. 

Emergenze a cui l'Unione europea non ha sempre saputo rispondere in maniera costante e efficace, ma dimostrando in alcuni casi un'unità e un'intraprendenza senza precedenti, proprio come nel caso dell’emergenza sanitaria causata dalla Covid 19, in particolare con gli acquisti comuni dei vaccini e la creazione del Next Generation EU, che permette all’Unione di recuperare fondi sui mercati per finanziare obiettivi comuni e rendere l’Europa più ecologica, digitale e resiliente, grazie al nuovo sistema di debito comune e corrispettive risorse proprie: un passo straordinario nel processo di integrazione. Insieme ad altre decisioni fondamentali, come ad esempio il Green Deal, la creazione del fondo SURE su spinta del Commissario Gentiloni, con il quale sono stati sostenuti i sistemi di cassa integrazione nazionali e difeso i posti di lavoro in Europa dalle chiusure forzate causate dalla pandemia, o la sospensione del Patto di Stabilità e Crescita, l’Unione Europea ha dato una straordinaria prova della sua capacità di agire dinnanzi alle necessità. 

Allo stesso tempo, però, abbiamo assistito a una dannosa cacofonia di voci delle istituzioni UE e dei suoi stati membri, soprattutto in politica estera ma anche sulle scelte non condivisibili sul tema migranti e sulla tenuta dello Stato di Diritto in contesti problematici come l’Ungheria.

Una situazione che si può e si deve superare con la riforma in senso federale dei Trattati Europei e l’eliminazione del diritto di veto in seno al Consiglio. La crisi in corso a Gaza e la voce troppo flebile dell’Europa per la pace sono purtroppo gli esempi più lampanti di questa perdurante difficoltà.

Con la fine della legislatura si conclude anche il mio mandato di capodelegazione degli eurodeputati Pd. Per me è stato un grandissimo onore e una grande responsabilità guidare in questi anni difficili la delegazione più europeista, competente, produttiva e influente tra tutte le compagini politiche nazionali del nostro Paese al Parlamento Europeo. Una delegazione di personalità forti e di opinioni a volte differenti, che riflette la serietà, la pluralità e la ricchezza del Partito Democratico e del ruolo che vuole ricoprire nel rappresentare un grande Paese europeo come l’Italia. Ma anche una delegazione che ha saputo confrontarsi e fare squadra in tutte le circostanze della legislatura, producendo un patrimonio di credibilità e alleanze europee che è un valore per la democrazia europea ed italiana da portare nella prossima legislatura.

Ancora una volta, proseguiamo il nostro percorso europeo con la consapevolezza che il lavoro da fare è molto, e che portare avanti il progetto europeo è sempre più indispensabile per far fronte a queste sfide, a partire da quella fondamentale di tenere insieme la lotta per la “fine del mese”, e quindi le battaglie per la giustizia sociale, la redistribuzione di opportunità e risorse, con quella contro “la fine del mondo”, dunque per lo stop al cambiamento climatico e la riduzione massiccia delle emissioni climalteranti. 

I nazionalisti cercano di convincere che tutto questo si può affrontare con un’Europa debole e divisa ma noi sappiamo che non è possibile: lottiamo insieme per un’Unione forte dei suoi valori e capace di prendere la giusta rotta con le elezioni dell’8 e 9 giugno!

Brando Benifei