Nella sessione plenaria di novembre il Parlamento europeo ha approvato la Commissione europea di Ursula Von der Leyen. Nelle acque tempestose dei negoziati di queste settimane la delegazione degli eurodeputati Pd ha tenuto la barra dritta sul programma europeista concordato a luglio, ora anche messo nero su bianco in un accordo tra gruppi politici della maggioranza, sul senso di responsabilità che ci imponeva di far partire il nuovo esecutivo comunitario e sulla difesa delle prerogative dell'Italia in Europa.
Purtroppo però la Commissione parte più debole del previsto per colpa delle scelte del leader del Ppe, Manfred Weber, e del tentativo di spostare a destra il suo asse politico: una scelta fallimentare. Ma se gli eredi di Adenauer guardano a Elon Musk il problema è loro. Così come spetta alla Meloni spiegare ai suoi elettori perché è passata dall'Italexit al federalismo europeo del rapporto Draghi al centro del programma della nuova Commissione.
Noi continueremo, come abbiamo fatto in queste settimane su ogni dossier, a combattere in Parlamento per realizzare ogni punto del programma concordato con liberali e conservatori, rendendo superflui i tentativi dei sovranisti di formare nuove maggioranze che, come abbiamo visto, portano solo a un indebolimento dell'Unione europea.
Ora più che mai tutte le forze politiche che vogliono proseguire sulla strada dell'integrazione e del rafforzamento dell'Ue devono essere capaci di coordinarsi e lavorare insieme. Il voto traballante alla nuova Commissione da una parte e l'accordo di coalizione concordato per la prima volta da una maggioranza europeista al Parlamento europeo dall'altra, sono due esperienze che serviranno da lezione e da bussola per tutta la legislatura.
Nicola Zingaretti