La sessione plenaria di aprile al Parlamento europeo verrà ricordata come quella della fine delle illusioni sul Governo italiano. Dopo mesi a cercare di nascondere in modo sempre più pasticciato le divisioni e i litigi dei tre maggiori partiti dell'esecutivo sulla politica estera ed europea, l'inconsistenza della leadership di Giorgia Meloni è stata messa nero su bianco nel voto sul rapporto sulla politica di difesa e di sicurezza comune. Non proprio un dettaglio in questo momento storico. La maggioranza ha votato in tre modi diversi: Forza Italia a favore, Lega contraria, Fratelli d'Italia astenuti. Qual è la linea del Governo? Una spaccatura di questa portata su un tema così importante di un grande Paese fondatore dell'Unione europea indebolisce l'Italia e l'Europa.
La nostra delegazione, invece, ha scelto la critica costruttiva e ha combattuto nel Pse e in aula per far avanzare la posizione del Parlamento verso la difesa comune europea e contro approcci che non condividiamo sulle politiche di riarmo. Poi, unita, ha votato insieme al Gruppo dei Socialisti e Democratici, la nostra famiglia politica. Anche questa volta abbiamo scelto una formula che faccia avanzare l'Europa, criticando senza distruggere, perché non è possibile pontificare sull'assenza e la debolezza dell'unità politica europea e poi banalizzare quel poco di unità politica che c'è: il Pse, di cui il Gruppo S&D è l'espressione parlamentare. L'unica forma di coordinamento politico della sinistra europea presente nei 27 stati membri. Ripeto, non si può dire l'Europa sbaglia perché non è unita politicamente e poi non rispettare o sentirsi parte del nostro strumento politico sovranazionale. Esistiamo per cambiare l'Europa non per testimoniare un cambiamento.
Il caso ha voluto che lo stesso giorno il presidente americano Donald Trump ha annunciato la follia dei dazi che rischiano di mandare sul lastrico milioni di famiglie in tutto il mondo e anche in Italia. Anche qui fine delle illusioni sull'ambizione della Meloni di essere un pontiere con gli Usa. Di fronte all'ostilità nei confronti dell'Europa dimostrata dalla Casa Bianca oggi il premier italiano rischia di essere un complice, anche del tentativo americano di dividere i Paesi europei per renderli più sottomessi.
La buona notizia è che per la prima volta sul voto del cosiddetto pacchetto Omnibus, che dà più tempo alle imprese per rispettare gli obblighi europei sulla sostenibilità senza rinnegarli, hanno votato insieme Ppe, S&D, Renew e anche i Verdi. Ambiente e competitività possono andare insieme e il Partito Democratico si è anche impegnato per chiedere misure di protezione e riduzione dei costi dell'energia per quelle industrie ad alta intensità energetica da cui dipendono tanti posti di lavoro in Italia. Come sempre le crisi danno un rinnovato slancio agli europeisti e nella plenaria di aprile abbiamo visto i primi segnali. Mai come ora gli europei devono essere uniti e dai risultati dell'ultimo Eurobarometro, che registra il più alto livello di consenso per l'Ue mai rilevato, si direbbe che i cittadini europei lo hanno capito.