“I provvedimenti discriminatori che Orbán ha messo in campo in Ungheria perseguitano le persone LGBTQIA+ e oggi, finalmente, l'avvocata generale della Corte di Giustizia UE lo dice chiaro e tondo: la legge anti-LGBTQIA+ è una violazione del diritto europeo, dei diritti umani e dei valori UE di uguaglianza e dignità umana. Orbàn ha fatto dell’Ungheria uno Stato che non agisce secondo le regole di una democrazia costituzionale”. Lo dichiara Alessandro Zan, vicepresidente della commissione LIBE all'Europarlamento e responsabile diritti nella segreteria nazionale Pd, in merito al parere non vincolante dell'avvocata Tamara Ćapeta nella causa intentata dalla Commissione europea contro l'Ungheria a cui hanno aderito 15 Stati membri dell'Ue, fra cui non compare l'Italia. “Per la prima volta si riconosce una violazione dell'articolo 2 del Trattato Ue che sancisce dignità umana, libertà, uguaglianza e diritti. Quella di Orbàn è una norma disumana, omofoba e regressiva, degna di un regime e non di un Paese membro dell'Unione Europea. Meloni, amica di Orbàn, vuole continuare a fare finta di nulla? Il suo governo è rimasto a guardare accondiscendente l’approvazione di tutte queste norme pericolose e liberticide. Ma oggi anche per Giorgia Meloni arriva un messaggio chiaro: non si può stare in Europa, violarne i valori e pretenderne i benefici, come i fondi UE. Ora la Commissione europea vada fino in fondo e combatta il divieto del Budapest Pride. La violenza di Stato contro le persone LGBTQIA+ non può trovare spazio né tolleranza nell'Unione Europea”, conclude Zan.