Il divieto imposto dal governo Orbàn al Pride di Budapest è un attacco diretto ai diritti umani, alle persone LGBTQIA+ e una ferita alla democrazia europea. Per questo il 28 giugno sarò in prima fila all'evento, insieme alla segretaria del Pd Elly Schlein e alle colleghe e ai colleghi del gruppo S&D.
Occorre dire a gran voce che i diritti non si vietano, non si cancellano, non si negoziano. I diritti vanno difesi, sempre e senza ambiguità. Una legge che censura l'esistenza delle persone non può avere cittadinanza nell'Unione e la Commissione europea deve fare di più.
In una lettera - firmata da altri 59 eurodeputati - ho chiesto alla presidente Von der Leyen di prendere una posizione netta contro il divieto e anche che fosse presente una delegazione ufficiale della Commissione. Siamo riusciti a ottenere la partecipazione della commissaria all'Uguaglianza Haadja Lahbib. Ma serve più più coraggio, servono provvedimenti concreti. Questa Commissione è stata eletta con un mandato chiaro: costruire un’Europa più federale, dei diritti, che ascolti la voce dei cittadini europei.
Non si può esitare davanti agli abusi degli Stati membri. L'Europa deve dimostrare che non esistono libertà “a zone” e che nessun governo può riscrivere i valori fondanti dell'Unione. Orbàn sappia che non arretreremo di un passo: quanto è stato conquistato con fatica e coraggio non sarà cancellato da una legge-censura.