Domani il Media Freedom Act diventa pienamente applicabile in tutta l’Unione europea. Un Regolamento atteso per rafforzare la libertà di stampa, l’indipendenza dei media e la democrazia in Europa.
Ma l’Italia non è in regola. Il governo Meloni ha avuto 15 mesi di tempo e ha scelto di non fare nulla.
Non ha riformato la governance della RAI, che resta saldamente controllata dalla maggioranza di governo, e non ha affrontato lo scandalo Paragon, il caso dello spionaggio con spyware militari contro giornalisti italiani.
Solo pochi giorni fa la maggioranza ha presentato una proposta per “riformare” il servizio pubblico ma che va nella direzione opposta rispetto a quanto richiesto dal regolamento europeo: le nomine nel CdA della RAI restano nelle mani della maggioranza e il finanziamento del servizio pubblico continua a dipendere annualmente dalle decisioni dell’esecutivo.
È un tentativo di far credere alla Commissione che “qualcosa si sta facendo” per prendere tempo su una procedura d’infrazione.
Ma la nuova proposta aggrava ancora di più la situazione italiana andando in senso opposto a quanto richiesto in Europa e rafforzando il controllo politico sull’informazione.
Eppure il Media Freedom Act è chiarissimo: le nomine nei consigli di amministrazione devono essere indipendenti dalla politica e il finanziamento del servizio pubblico deve essere stabile e garantito.
Nel gruppo di monitoraggio del Parlamento Europeo sull’attuazione del Media Freedom Act, dove siedo in rappresentanza del gruppo dei Socialisti e Democratici, continueremo a vigilare affinché l’Italia attui pienamente quanto richiesto dal Regolamento.
Non bastano annunci o riforme di facciata, il Regolamento parla chiaro e la Commissione europea pretende l’applicazione piena e corretta delle sue norme, altrimenti l’Italia rischia una procedura d’infrazione.
La libertà di stampa è un diritto dei cittadini, non una concessione del potere. Dove non c’è libertà di stampa non c’è democrazia.
Il governo Meloni deve scegliere: o garantire un servizio pubblico libero e indipendente, o continuare a usarlo come megafono di propaganda. Ma l’Europa non resterà a guardare”.
Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria del PD e Membro del Gruppo di Monitoraggio EMFA al Parlamento europeo