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Dic

La lotta contro l'elusione fiscale delle multinazionali

Di Irene Tinagli

Gli ultimi dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD) stimano che la sola elusione fiscale si attesti sino a 240 miliardi di dollari a livello globale ogni anno. Nelle scorse elezioni europee, è emersa chiaramente una domanda di maggiore trasparenza e di regole più severe per evitare che le multinazionali possano erodere la base imponibile e spostare i profitti in paradisi fiscali, ad esempio sfruttando le lacune della legislazione europea ed internazionale.

Il Parlamento Europeo è stato sempre in prima linea in questa battaglia, e abbiamo guidato le Istituzioni Europee nell’assumere delle misure e posizioni sempre più ambiziose ad esempio nella legislazione anti-elusione (ATAD) e nelle proposte CC(C)TB (base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società). Anche a livello internazionale, insieme con la Commissione Europea e alcuni Stati Membri abbiamo chiesto - nei rapporti delle Commissioni speciali sul tema della tassazione - un’azione coordinata a livello globale per assicurare che le multinazionali paghino le imposte dove generano i profitti.

Il 2019 è stato un anno di svolta. Finalmente a livello OECD, gli Stati hanno avviato una consultazione pubblica, sulla base di alcune proposte, ed è stato raggiunto un primo accordo a livello G7 del luglio 2019 a Chantilly per proseguire verso una riforma internazionale. Queste proposte sono state raggruppate in due pilastri.

Il primo pilastro riguarda le azioni da intraprendere per superare il concetto di presenza fisica in un paese come solo criterio per allocare l’imposizione fiscale, reso obsoleto dalla digitalizzazione dell’economia, e la definizione di una nuova regola di ripartizione dei profitti, in modo da riallocarli nei paesi dove questi vengono generati.

Il secondo pilastro riguarda invece le azioni da intraprendere per assicurare un livello minimo effettivo di tassazione per le multinazionali a livello globale, e ridurre così l’incentivo a spostare i profitti.

In questo processo, l’Europa può e deve giocare un ruolo chiave. Per questo, a novembre, a nome della Commissione ECON, ho presentato come relatrice una mozione di risoluzione, che voteremo prima della fine dell’anno, in cui il Parlamento Europeo prende una chiara posizione sull’impostazione di lavoro dell’OCSE basata sui due pilastri, sollecitando la Commissione ed il Consiglio a fare altrettanto e fornendo delle indicazioni precise su taluni elementi in modo da poter giungere ad una riforma che abbia un impatto decisivo ed effettivo a livello globale.

Chiediamo che l’Unione partecipi al tavolo delle negoziazioni con una voce unica e una linea comune. L’obiettivo ideale è quello di raggiungere una soluzione internazionale che travalichi i confini dell’Unione Europea, ma, qualora non venga trovato un accordo entro la fine del 2020, abbiamo chiesto ed ottenuto l’impegno della Presidente von der Leyen a presentare una proposta europea sulla tassazione del digitale.

Continuerò questa battaglia nel Parlamento Europeo, con le altre istituzioni Europee, con i ministri delle Finanze e con la società civile europea per portare avanti queste istanze per far sì che gli utili delle grandi imprese siano registrati e tassati nel luogo dove queste effettivamente producono redditi e valore aggiunto anche in assenza di una presenza fisica, e che siano soggette ad un livello minimo effettivo di tassazione ovunque spostino i propri profitti.