II premio Sacharov è il più alto tributo che il Parlamento europeo riconosce alle personalità che si distinguono per la difesa dei diritti umani, dello stato di diritto e della democrazia. Durante la sessione parlamentare di settimana scorsa, il Presidente Sassoli ha annunciato che il premio di quest’anno è stato assegnato all’opposizione democratica bielorussa che verrà premiata in una cerimonia ufficiale il prossimo 16 dicembre.
A differenza di quanto accade di consueto, la scelta è stata unanime, segno che il grido delle cittadine e dei cittadini scesi in piazza per invocare la democrazia è stato sentito forte e chiaro dalle istituzioni europee. Non poteva essere altrimenti: l’Unione europea è una comunità fondata sui valori comuni della democrazia, del diritto e della libertà e fu concepita per sradicare il virus totalitario che ha dilaniato l’Europa prima della sua fondazione. Il dittatore Lukašėnko, proprio per il disprezzo dimostrato verso questi valori imprescindibili, ne è l’antitesi. Il premio ha quindi un forte valore simbolico e manda un chiaro messaggio ai cittadini bielorussi affamati di democrazia: l’Europa c’è e un’alternativa è possibile.
Tuttavia la realtà è più complicata di quanto appare. Se da una parte l’Unione deve ripudiare i proclami vuoti e passare quindi dalle parole ai fatti, dall’altra deve evitare a tutti i costi che le proteste vengano strumentalizzate ed impedire che la Bielorussia venga trasformata nell’ennesima scacchiera geopolitica nel confronto fra Putin e l’occidente.
Le proteste della stragrande maggioranza dei cittadini bielorussi non sono un movimento europeista e nemmeno un moto di rivolta contro Mosca. Esse esprimono più semplicemente il grido di un popolo che anela speranza e democrazia. L’Unione europea ha preso la strada giusta ribadendo il rispetto per la sovranità del popolo bielorusso e imponendo sanzioni ai maggiori esponenti del regime. Per non lasciare l’opposizione sola di fronte alla repressione sempre più vigorosa del regime è giunta l’ora di estendere le sanzioni al leader Lukašėnko, il principale responsabile della violenza che affligge la Bielorussia.
L’Unione si pone come faro di democrazia e diritti ma per esserlo davvero è indispensabile maggiore credibilità e coerenza. Un segnale importante in questo senso è stata la candidatura allo stesso premio delle organizzazioni LGBTI polacche. Bene quindi che l’Unione si ponga come alternativa sul piano internazionale ma non possiamo più chiudere un occhio sulle erosioni allo stato di diritto e alla libertà all’interno dei nostri confini.