29
Gen

L'Unione europea e l'arresto di Nalvany

Il Parlamento Europeo con una risoluzione nettissima ha condannato l’arresto di Navalny e chiesto il suo rilascio immediato e incondizionato, invitando le autorità russe a porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni, alle violenze e alla repressione nei confronti delle voci indipendenti e dissidenti: giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani ed esponenti politici dell'opposizione


L'arresto di Alexey Navalny, nella sua violenza e brutalità, ha provocato una reazione forte e indignata da parte di tutta la comunità internazionale, a partire dai vertici dell’UE. Lo stesso Parlamento Europeo con una risoluzione nettissima ha condannato l’arresto di Navalny e chiesto il suo rilascio immediato e incondizionato, invitando le autorità russe a porre fine alle vessazioni, alle intimidazioni, alle violenze e alla repressione nei confronti delle voci indipendenti e dissidenti: giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani ed esponenti politici dell'opposizione. Nello stesso testo si chiede anche al Consiglio Europeo di utilizzare il nuovo strumento del regime globale di sanzioni in materia di diritti umani per attuare misure restrittive mirate nei confronti di tutte le persone coinvolte o responsabili di violazioni palesi, come nel caso appunto di Navalny. 

Sarà ovviamente compito di tutti portare avanti con tutta l’energia necessaria la richiesta di scarcerazione e di continuare a tenere alta l’attenzione. Ma credo dovremmo porci qualche domanda in più. Una, assolutamente decisiva, ce la suggerisce lo stesso Navalny quando (mentre si procede alla farsa di un’udienza arrangiata in fretta e furia e senza garanzie in una stazione di polizia) chiede: “di cosa ha paura l’orco che sta sul gasdotto?”. Ecco, cosa spaventa veramente Putin? “Ha paura che la gente scenda in piazza. Perché è il fattore che non può essere ignorato, è l’essenza della politica”. Aggiunge giustamente Navalny, fissando esattamente il punto su cui anche noi dobbiamo concentrarci. L’arresto, così brutale e violento, di Navalny dimostra ancora una volta che la democrazia, la libertà, il pluralismo di idee e opinioni sono per Putin dei fastidi insopportabili. Da questa considerazione deriva evidentemente anche un dovere in più per noi: sostenere e dare risalto a quelle piazze che in Russia non solo stanno chiedendo e chiederanno la liberazione di Navalny, ma che si battono anche per quella democrazia che è oggi la peggiore nemica di Putin.   

Anche da questa sua paura arriva l’avversione per un’Unione Europea forte, unita e democratica, obbiettivo ormai palese di una strategia di interferenza nei processi democratici europei che segue molte forme, ma che trova sponde e complici ben precisi in tutti quei movimenti e partiti sovranisti e populisti che lavorano (per fortuna con poco successo) per la disgregazione del progetto europeo attraverso attacchi espliciti ai valori democratici e ai soggetti più vulnerabili.